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Autore: VStrategy

Attrarre nuovi lead grazie alla gamification

C’è un modo per aumentare l’intrattenimento e rendere al contempo giocoso il marketing?
Sì: c’è e si chiama Gamification.

Alcuni dei suoi (molti) vantaggi?
Non solo è in grado di richiamare l’attenzione di molti utenti, ma riesce anche a aumentare le probabilità di conversione.

Ma cos’è la gamification?
In breve: l’utilizzo di attività e dinamiche ludiche immersive e coinvolgenti.
Ma meglio continuare a leggere per saperne di più.

Catturare l’attenzione dei vostri avatar buyer (alias buyer persona), coinvolgendoli in un funnel su misura e di valore, è infatti il primo passo per aumentare il numero e la qualità dei vostri lead.
E in questo, la gamification sa bene il fatto suo.

Ma cosa si intende per gamification e quali sono i vantaggi che è in grado di apportare?

I vantaggi del gamification marketing


Fonte

Il termine gamification, applicato al marketing, prevede l’utilizzo di trigger e dinamiche di gioco al fine di incoraggiare gli utenti a compiere specifiche azioni online come compilare un semplice form contatto o richiedere un preventivo.

Creare esperienze ludiche ad alto tasso di coinvolgimento può permettervi di:

  • conoscere meglio la vostra target audience;
  • favorire e migliorare notorietà, brand awareness e user experience;
  • proporre promozioni personalizzate;
  • fidelizzare la vostra customer base per attività diup e cross selling;
  • imprimere il vostro brand nella memoria dei vostri utenti.

Il quiz

Dalle landing page ai social media: i modi per generare lead sfruttando il potere della gamification sono davvero tanti. Fondamentale sarà la vostra capacità di accendere nei vostri utenti la miccia dell’interesse in modo inaspettato e creativo.

Facciamo un esempio: immaginate di aver creato una guida esplicativa di un vostro prodotto e di averla inserita sul vostro sito web, ma nonostante il numero di utenti che visitano ogni giorno la vostra pagina, nessuno la scarica o compila il form di contatto per saperne di più.

Una soluzione potrebbe essere quella di stimolare l’interesse del vostro pubblico mettendolo alla prova. Come? Grazie a un quiz interattivo con cui gli utenti possano mettersi in gioco e testare quanto ne sanno sui vostri prodotti o sul brand.

Qualche esempio concreto

Se la vostra azienda vende prodotti, il quiz può rivelarsi una valida soluzione per acquisire richieste, consentendovi di ottenere informazioni su ciò che i vostri potenziali clienti si aspettano da essi e sfruttarle per segmentare le vostre liste.

Risposte a domande del tipo “Quante volte a giorno utilizzi il prodotto x?“, “Hai già provato i prodotti x e y?” o “Quali sono i problemi che vorresti risolvere grazie al prodotto y?” possono permettervi di personalizzare al meglio la vostra offerta e, con essa, anche il modo in cui il vostro brand viene percepito dal pubblico (comunicazione, pricing ecc.).

Un esempio è quello del test proposto da Cuure, startup francese che offre prodotti di integrazione 100% personalizzabili in base alle esigenze dei suoi consumatori.


Fonte

Terminato il test, l’utente, in base alle risposte date, otterrà il proprio piano di integrazione personalizzato.

Le dinamiche di gamification, oltre ad attrarre nuovi lead, permettono inoltre di migliorare la user experience in maniera ludica e coinvolgente, favorendo la memorabilità del brand.

In questo senso, Adobe – la nota software house di video e grafica digitale – ha creato My Creative Type, una piattaforma rivolta al mondo dei creativi che, attraverso una serie di domande e video grafici, permette loro di scoprire la propria personalità e attitudine creativa.

Al termine del quiz, l’utente può scoprire se la sua personalità è Dreamer, Thinker o Producer.

Le metodologie di gioco e le domande utilizzabili per richiamare l’attenzione degli utenti e coinvolgerli dipendono dall’azienda, dai suoi obiettivi e dalle azioni che essa intende far compiere ai propri utenti.

Suscitare curiosità e interesse nel vostro brand utilizzando tali dinamiche può rivelarsi davvero un ottimo modo di attrarre nuovi lead e non solo.

È bene però ricordarsi di farlo in maniera intelligente, senza stressare l’utente con un’eccessiva richiesta di dati, onde evitare di far calare in modo drastico l’asticella dell’interesse e spingerlo ad abbandonare la pagina.

Hai bisogno di una strategia di lead generation ad hoc per la tua azienda? Contattaci!

Threads: un’opportunità per le aziende?

Threads, il nuovo Twitter/X di Zuckerberg, è finalmente approdato in Italia.
I primi giorni sono stati entusiasmanti per chi li ha vissuti (sulla nuova piattaforma si respira un’aria simile ai primi giorni di vita di Facebook o ai tempi del primo boom di Instagram), ma è ancora troppo presto per parlare di successo?
Ma la vera domanda che ci interessa è: può Threads rivelarsi una valida opportunità per le aziende?

Threads in breve

Threads è un social ibrido che consente di fare attività di microblogging grazie a contenuti non solo testuali, ma anche multimediali come animazioni, foto, video e note vocali.
Molti l’hanno paragonato per funzionalità a Twitter/X, anche se alcune sue feature sono però diverse e peculiari:
  • il limite per i testi è di 500 caratteri;
  • i video possono avere una durata massima di 5 minuti;
  • la possibilità di caricare clip audio (come su Whatsapp) con trascrizione automatica integrata.

Benefici e limiti

Ma le potenzialità di Threads, per brand e aziende, stanno nelle nuove modalità per fare corporate storytelling.
Integrando il nuovo social all’interno della vostra strategia social potrete infatti:
  • Fare networking: questa nuova realtà può aiutare a connettervi con professionisti che condividono i vostri stessi obiettivi e interessi. Quale miglior modo per entrare in contatto con nuovi potenziali clienti e fornitori?
  • Migliorare la vostra customer care: i consumatori mostrano oggi più che mai l’esigenza di essere ascoltati, proponendo feedback e recensioni su prodotti e servizi, nella speranza di ricevere risposte quanto più utili e immediate possibili.
Proprio sulla customer care vogliamo insistere: pensate quanto può essere rassicurante per i vostri clienti sentire direttamente la voce di una persona che rivolge loro suggerimenti o consigli (!).
Nel concreto, Threads può rivelarsi un valido strumento per gestire in maniera efficace ed efficiente i vostri clienti e le loro richieste.
E, se il gioco funziona, verrete ripagati in fedeltà e brand reputation.

Cosa manca ancora a Threads

Non mancano però alcune note dolenti nel nuovo social di Zuckerberg  o – volendo cambiare metafora – diciamo che ci ritroviamo forse con un’arma ancora spuntata. Almeno lato gestione. Chi ci ha già maneggiato si sarà ahi noi accorto che mancano alcuni strumenti importanti per impostare una buona comunicazione aziendale in linea col proprio brand:
  • la piattaforma non permette di gestire e programmare i contenuti business;
  • non è ancora possibile promuovere i contenuti;
  • non dà accesso a insight di reportistica.
Quindi la nostra raccomandazione è quella di studiare molto bene il nuovo social prima di buttarsi, capire come riuscire a integrarlo con il costo PED (ovvero: il vostro piano editoriale… ce l’avete, vero?) e di assicurarsi che sia in linea con il tono di voce del vostro brand.
In alternativa, potete sempre rivolgervi a dei professionisti😉

Siate all’avanguardia 🚀

Ma, allora, perché dovreste lanciarvi in questa nuova avventura proprio adesso, quando ancora molti sono fermi ai blocchi di partenza?
Proprio per quello.
Perché essere presenti su Threads può permettervi di fare quello che i vostri competitor non hanno ancora fatto: oltre a essere una buona opportunità per uscire dalla vostra comfort zone e testare la vostra elasticità (e quella del vostro team), questo può darvi una chance per dimostrare che il vostro brand è innovativo e disposto a rischiare in nome della sua autenticità.
Se, cioè, la vostra audience e vostri clienti sono early adopter di tecnologia e sono particolarmente attenti ai nuovi trend, Threads è probabilmente una chance che non dovreste farvi scappare.

Digital Marketing B2B: tre tendenze per il nuovo anno

Il panorama business-to-business è in continua evoluzione.

Artificial Intelligence, cookie policy, privacy dei dati – per citarne alcune: per un’azienda, rispondere e adeguarsi al cambiamento non è mai semplice, specie se si tiene conto della complessità dello scenario socioeconomico attuale.

È indispensabile, perciò, che le nuove strategie di marketing B2B riflettano e assecondino tale cambiamento al fine di favorire crescita e innovazione.

Ma vediamo insieme quali sono le principali tendenze del digital marketing B2B su cui puntare per performare meglio nel 2024.

In tre parole: fate marketing personalizzato

Lo avrete sicuramente già notato nel corso del 2023 (e il nuovo anno non sarà da meno): la personalizzazione è la chiave per strategie di marketing B2B autentiche e di successo.

Rendere la vostra comunicazione autentica e di valore agli occhi della vostra audience, vi consentirà di raggiungere, nel nuovo anno, obiettivi di consapevolezza e autorità di brand maggiori.

Dalle newsletter al vostro sito web, fare marketing personalizzato è infatti il miglior modo per conquistare e coltivare i vostri clienti attuali.

Proponete loro contenuti come:

  • annunci mirati e personalizzati (anche in base alla posizione geografica dei vostri clienti);
  • contenuti e spunti social accattivanti;
  • landing page in linea con gli specifici interessi dei vostri segmenti target;
  • contenuti web dinamici e interattivi.

Abbracciate il marketing AI sì, ma con cautela

Dall’automazione delle e-mail alle campagne di advertising, passando per i chatbot: l’intelligenza generativa è uno strumento capace di dare uno slancio più che significativo anche al marketing B2B. Secondo Forrester, nel corso del 2024, ben il 60% degli scettici apprezzerà i vantaggi derivanti dall’utilizzo della genAI.

Grazie alle sue infinite potenzialità sarà infatti sempre più possibile per le aziende:

  • migliorare e personalizzare l’esperienza di marca, facendo sentire i clienti ascoltati;
  • creare solide relazioni brand-cliente;
  • fidelizzare la customer base;
  • aumentare le probabilità di conversione.

E non solo.

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale può essere di grande aiuto a brand e professionisti di marketing per ottenere un’analisi dati di qualità da utilizzare al fine di ottimizzare le proprie strategie di web e digital advertising.

Purtroppo, però, non è tutto oro quello che luccica.

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel marketing porta con sé, infatti, non solo opportunità, ma talvolta anche rischi e perplessità.
Ben il 59% dei professionisti di marketing B2B, secondo Forbes, risulta preoccupato dalla qualità delle risorse generate dall’intelligenza artificiale stessa, nonché per questioni relative alla privacy e sicurezza dei dati.

Quindi, va bene sfruttare la potenza della genAI per migliorare la qualità dei vostri contenuti e strumenti di marketing, ma ancora meglio se utilizzata con cautela e affidandovi ai giusti professionisti.

Create esperienze immersive e coinvolgenti

Come anticipato, la personalizzazione può riguardare (anzi, è bene che lo faccia) ogni singolo aspetto o canale della vostra comunicazione aziendale.

Offrire a vostri clienti contenuti interattivi come quiz, programmi fedeltà o sondaggi – interessanti e coinvolgenti – è senz’altro un modo originale e risaputo per aumentare engagement e conversion rate e continuerà ad esserlo anche per il prossimo anno.

Potreste integrare all’interno della vostra nuova strategia programmi e contenuti esclusivi che sfruttino le dinamiche di gamification, istituendo punti fedeltà che riconoscano e premino il comportamento attivo dei vostri clienti e consumatori.

Pensate, ad esempio, a un contenuto video: quali benefici può avere per il vostro target?
Un video dimostrativo di prodotto può sicuramente contribuire a spiegare qual è il suo utilizzo corretto, evitando così eventuali problemi o reclami.

Grazie a contenuti video di qualità è possibile infatti:

  • aumentare la visibilità del marchio;
  • intercettare e rendere partecipi i vostri buyer.

Contenuti interattivi permettono dunque anche agli acquirenti B2B di mostrare interesse attivo nei confronti del vostro brand, nonché dei prodotti e servizi che offrite, con un notevole ritorno in termini di visibilità e brand loyalty.

Hai bisogno di una strategia di digital marketing che tenga fede ai tuoi buoni propositi di business per il nuovo anno? Contattaci, insieme troveremo la soluzione di marketing su misura per te!

Data-driven marketing: i vantaggi per la vostra azienda

I dati possono giocare un ruolo davvero prezioso per il successo di brand e imprese.

Prendere infatti decisioni di marketing istintive potrebbe apportare un certo grado di vantaggio alla vostra azienda, ma con il serio rischio di ridurre il successo della vostra strategia digitale a un mero calcolo delle probabilità.

Proprio per questo motivo, il marketing guidato dai dati si configura, oggi più che mai, come il tratto distintivo di una strategia digitale capace di cogliere nel segno, permettendo di comprendere e quantificare meglio il frutto delle vostre decisioni.

Vediamo insieme che cos’è e quali sono i vantaggi che il data-driven marketing può apportare al vostro business.

Data-driven marketing: cos’è e perché è importante

data-driven

Quando parliamo di data-driven marketing, facciamo riferimento a quell’approccio strategico di marketing che considera l’analisi dei dati il punto di partenza per lo sviluppo di strategie e campagne digitali vincenti.

Sono sempre più le aziende che, a seguito della digital transformation, hanno compreso l’importanza strumentale dei dati e a confermare tale tendenza è stato l’Osservatorio Big Data & Business Anaytics del Politecnico di Milano, il quale ha evidenziato che nel 2023 la spesa sostenuta dalle aziende italiane per applicativi e software di gestione e analisi dei dati è aumentata del +18%!

Adottare infatti una strategia guidata e basata su insight di qualità è ad oggi fondamentale per differenziarvi e raggiungere così risultati di marketing e comunicazione efficaci.

Vantaggi e opportunità

Sfruttare appieno la potenza dei dati vi permetterà di:

  • Intercettare i vostri clienti e consumatori direttamente sui canali e touchpoint digitali che frequentano maggiormente.
  • Tracciare prospettive e preferenze d’acquisto di clienti attuali e potenziali.
  • Coltivare solide relazioni con il target capaci di aumentare engagement e conversion rate.
  • Creare strategie di funnel marketing e digital advertising ottimizzate e personalizzate, così da rispondere meglio e su misura alle esigenze specifiche dei vostri segmenti target.
  • Acquisire nuovi potenziali clienti e fidelizzare quelli attuali mediante promozioni e messaggi esclusivi.
  • Ottenere un vantaggio competitivo notevole, rispetto ai competitor, grazie ad una comunicazione autentica e personalizzata.
  • Migliorare l’esperienza dei vostri clienti attraverso un percorso guidato di customer journey.

Questi sono solo alcuni dei vantaggi che una data-driven strategy può apportare alla vostra impresa, ma tutti convergono in una delle sue principali opportunità: massimizzare l’efficacia degli vostri investimenti di marketing, aumentando il ritorno sull’investimento (ROI).

Ovviamente, partire dalla sola analisi dei dati non basta.

Cruciale è infatti che essi vengano elaborati, interpretati e monitorati in maniera costante al fine di ottenere informazioni sul vostro target che siano quanto più aggiornate, dettagliate e utili possibili al fine di migliorare e, eventualmente, correggere il tiro della vostra comunicazione.

In conclusione, i dati sono una vera e propria miniera d’oro di informazioni che possono servire a guidare clienti e consumatori lungo un percorso e funnel di vendita ottimizzato tale non solo da consentire il raggiungimento degli obiettivi di business, ma soprattutto da evitare inutili sprechi di denaro, tempo e risorse.

Sei alla ricerca di una strategia basata sui dati che faccia crescere il tuo business?

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Black Friday B2B: la strategia per i vostri clienti

Siamo ormai a ridosso del Black Friday, l’opportunità commerciale più ghiotta del periodo pre-natalizio per moltissimi brand: è il momento che tanti Sales Manager aspettano con l’ansia del fedele devoto in attesa di un miracolo.

Perché? Perché è davanti a promozioni strabilianti e, quasi inimmaginabili, che si avverano i sogni di marketer e CEO: le vendite esplodono, si fidelizzano i clienti più fedeli e se ne acquisiscono di nuovi.

Ma il miracolo del Black Friday è alla portata anche delle aziende B2B?

La risposta è: certo che sì.

Il Black Friday fa la differenza. Anche per il B2B

Il Black Friday è un’arma potentissima anche per molte aziende B2B.

Basta leggere i dati.

Un sondaggio del 2018 condotto dalla Hopp Marketforshung di Berlino ha rivelato che circa il 70% dei rivenditori B2B tedeschi intervistati sono stati in grado di acquisire, grazie al Black Friday, nuovi clienti, arrivando ad aumentare in modo considerevole il proprio volume di fatturato.
Altro esempio lampante è quello di Amazon che in questo periodo dell’anno, con il suo Amazon Business, arriva ad offrire ai nuovi clienti sconti fino al 50% sul primo ordine.
E Jeff Bezos ne sa qualcosa di e-commerce e promozioni.

I vantaggi del Black Friday

La forza del Black Friday non è tutta nella vendite. Perché, se giocato bene, questo grande flusso di clienti nei vostri negozi, offline o online, può servire non solo a aumentare le vostre entrate ma anche a rafforzare il vostro brand.

Ecco allora i principali vantaggi del Black Friday messi uno dietro l’altro: vendite; visibilità; acquisizione di nuovi clienti; fidelizzazione.

Sulle vendite il perché è presto detto. Sconti speciali e offerte a tempo consentono di convogliare maggior traffico verso il tuo sito e-commerce, aumentando ordini e fatturato.

La visibilità del tuo brand? È una diretta conseguenza. Tutte queste offerte muovono traffico attraverso social e motori di ricerca: tali picchi di visite sul tuo sito daranno una buona spinta alla riconoscibilità  online del tuo brand.

L’acquisizione di nuovi clienti. Questi prezzi vantaggiosi sono una leva molto potente anche per rivenditori e grossisti, se  che possono decidere quindi di rivolgersi e testare nuovi fornitori.

La fidelizzazione per un’azienda B2B? Deve essere sempre un obiettivo primario, soprattutto nel B2B dove è più naturale avere rapporti venditore-cliente di lunga durata. Grazie alla comunicazione di offerte mirate ed esclusive infatti, il Black Friday contribuirà a creare una relazione a lungo termine basata sulla fiducia, sull’attenzione alle esigenze del cliente e sulla fornitura continua di valore.

Cosa non può mancare all’interno della vostra strategia

Il successo del Black Friday, inserito all’interno di una più ampia strategia di marketing che non miri esclusivamente alle vendite, è cruciale specie se consideriamo il rischio di attrarre clienti interessati solo ad ottenere un qualche sconto.

Ecco, dunque, alcuni suggerimenti chiave:

  • Pianificate in anticipo le vostre campagne: no ad attività pubblicitarie sotto data onde evitare competizione e costi troppo elevati;
  • Ottimizzate il vostro sito e-commerce, soprattutto dal punto di vista dell’esperienza utente: questo vi permetterà di gestire meglio gli sconti e aumentare il traffico, riducendo così il tasso di abbandono;
  • Utilizzate i vostri canali social, il blog e le newsletter. Questi canali sono indispensabili per coltivare relazioni e offrire promozioni esclusive ai vostri clienti. Per le aziende B2B, infatti, questo periodo rappresenta un’occasione d’oro per attrarre nuovi contatti e fidelizzare i clienti con contenuti e offerte personalizzate.

In conclusione, sfruttare appieno il potenziale del Black Friday richiede una strategia di marketing integrata e ben pianificata, utilizzando in modo intelligente gli strumenti e i canali di comunicazione appropriati.

Non hai ancora trovato la tua strategia? Contattaci, ti aiutiamo noi!

Smarketing e Marketing B2B: cosa deve funzionare

Prima di tutto chiariamo cos’è lo Smarketing: una crasi di marketing e sales che dovrebbe andare oltre al fenomeno linguistico. Ovvero: smarketing è quando i marketer e i commerciali si parlano e lavorano assieme. 

Questo avviene nella vostra azienda? O solo adesso, leggendo queste righe, avete fatto mente locale e vi siete accorti che nelle email aziendali interne l’ufficio marketing non mette nemmeno in copia il reparto vendite (e viceversa)?

I professionisti del marketing

Se molte aziende B2B italiane non sfruttano ancora appieno gli strumenti del digitale è (anche) a causa della scarsa interazione tra marketing e vendite. Come se questo non bastasse, chi si informa sul marketing digitale spesso rischia di incappare in marketer che sono abili venditori del proprio personal brand ma pessimi elaboratori ed esecutori di tattiche di marketing. 

E questi marketer sono una delle prime cause della mancata messa in pratica dello smarketing. Perché? Perché non è così che lavorano.

buzzwordÈ sufficiente fare un identikit approssimativo di alcuni professionisti del marketing per capire come mai sono restii a cercare la cooperazione con i propri stessi clienti:

  • amano riempirsi la bocca di “buzzword” (paroloni che fanno tendenza nel marketing) senza spiegarvi troppo;
  • sono lesti a proporvi “pacchetti” di servizi (non personalizzati per cliente);
  • una volta che lavori e campagne pubblicitarie sono iniziati… non vi richiedono più nessuna informazione. 

Un’agenzia marketing che lavora per ottenere risultati concreti e misurabili dovrebbe fare ben altro:

  • fornirvi un quadro il più possibile completo e chiaro della strategia da applicare al vostro business, partendo da un’analisi di mercato e dei competitor, per finire con l’applicazione del marketing mix;
  • iniziare fin da subito un dialogo con voi per capire la vostra storia, le vostre esigenze e i procedimenti della vostra acquisizione clienti;
  • chiedere un referente interno per avere un confronto costante su KPI, obiettivi, risultati e per integrare al meglio il lavoro del team marketing con il lavoro dell’ufficio vendite.

Ecco perché noi di V|Strategy siamo i primi a chiedere ai nostri clienti come i commerciali si approcciano con i lead e quali sono le richieste e le difficoltà che incontrano durante una vendita.

Chi vi gestisce il marketing invece non sa nemmeno che facce abbiano i vostri commercial? Non stupitevi troppo se la lead generation non funziona come dovrebbe. Basta andare a vedere i numeri – quelli non mentono mai: se non avete un ritorno economico sufficiente dalla cifra che avete investito in sito internet e marketing, allora qualcosa non funziona.

I KPI da monitorare nel marketing B2B

KPI

Ogni azienda fa storia a sé e nessuna agenzia di marketing vi potrà mai dire con certezza quanto dovrebbe costarvi l’acquisizione di un cliente senza avere una visione a 360 gradi del vostro business e senza possedere un report sulla vostra acquisizione clienti. Ma quello che potete e dovete fare è avere sempre sotto mano i KPI più significativi per il vostro business esposti in modo esaustivo e chiaro. 

Iniziate chiedendo a chi gestisce il vostro marketing i seguenti KPI, di capitale importanza per una azienda B2B:

  • quali sono le pagine con più visualizzazioni del vostro sito e quale la durata media del coinvolgimento dell’utente su queste pagine;
  • engagement rate e aggiornamento follower dei vostri social;
  • CTR, CPC medio e CPA medio delle vostre campagne di lead generation;
  • quantità e qualità dei lead provenienti da: form contatti sul sito, form contatti embedded su post social a pagamento, chiamate telefoniche da sito, chiamate telefoniche da annuncio, etc.;
  • open rate, CTR e tasso di disiscrizione delle vostre newsletter.

 

Se non sapete quali sono i benchmark di riferimento dei KPI per le aziende B2B

Vi rimandiamo alla nostra guida

Esempi di renaming: da Sendinblue (ora Brevo) a Twitter (X)

Nessun brand è immortale e nessun brand potrà mai esserlo.
Cambiano i mercati e le loro dinamiche, cambiano i prodotti e le necessità dei loro target: con loro deve evolversi anche un’azienda, nelle sue modalità e nella sua immagine.
A volte è necessario perfino cambiare nome, in una strategia di rebranding totale.
Se il nome è il cuore dell’identità di un brand, è necessario che sia sempre perfetto per ciò che rappresenta.
Per questo, in questo mondo in continua trasformazione, a volte è necessario cominciare una nuova storia ed è giusto che abbia un nome diverso.
Optare per un renaming significa accettare una profonda trasformazione per continuare ad avere impatto sulle persone e sul proprio mercato, influenzando la capacità di successo della propria azienda.

Partiamo dal buon esempio di renaming: Sendinblue diventa Brevo

Ecco l’esempio migliore dell’ultimo periodo.
Il 4 maggio 2023 una delle principali piattaforme di email marketing digitale, Sendinblue, annuncia il suo rebranding in Brevo. Nuovo nome, nuovo logo, nuova palette di colori, nuove funzionalità: insomma, Brevo ha proprio stravolto l’immagine dell’ex Sendinblue con un rebranding rivoluzionario.

«Funzionava. Perché l’ha fatto?»,
Se ve lo state chiedendo, la risposta sta proprio nella dinamicità del mercato: non c’è scelta peggiore di rimanere fermi.
Sendinblue negli ultimi anni aveva infatti registrato un cambiamento nelle esigenze dei suoi clienti, culminato con un importante sondaggio nel luglio 2022. Il risultato? Il 36% degli intervistati negli Stati Uniti desiderava una piattaforma di posta elettronica in grado di facilitare le comunicazioni anche su altri canali, come sms, WhatsApp e chat.

Goal!
Così Brevo ha deciso di fornire una soluzione all-in-one attraverso una suite CRM (Customer Relationship Management) che mantiene la conformità al GDPR: per ora è l’unica piattaforma ad esserci riuscita.
L’azienda che con il nome di Sendinblue era nata per supportare la comunicazione per piccole e medie imprese, si è così aperta a tutte le tipologie d’impresa. E l’ha fatto diventando anche una piattaforma di comunicazione tout court: dalla messaggistica al mail marketing. Con questa scelta Brevo ha anche messo in primo piano l’importanza della relazione, anche nel marketing.
Brevo deriva infatti da Bravo e vuole celebrare il successo dei suoi clienti e la fiducia nella loro potenzialità di crescita.

 

Un renaming meno riuscito: Twitter diventa X.

twitter-x

Anche a voi vi è capitato di sbloccare il cellulare, ritrovarvi improvvisamente un’inquietante X nera tra le app e chiedervi: “ma l’ho scaricata io?”. È successo a fine luglio ed è solo l’ultima tra le pessime mosse di Elon Musk, proprietario di Twitter da ottobre 2022 (oltre che di Tesla e SpaceX).
Prima infatti non solo aveva consentito di comprare la spunta blu, generando una discreta confusione sull’autenticità dei profili, ma aveva anche cancellato molti dei sistemi di moderazione dei contenuti, reintegrando persone che avevano pubblicato contenuti razzisti o antisemiti.

La chiamano Enshittification

Dal 2022 la user experience su Twitter è talmente peggiorata da portare il social all’enshittification, ovvero a quell’ «insieme di decisioni che porta una piattaforma di successo a diventare progressivamente meno piacevole e utilizzabile per i suoi utenti, fino a entrare in crisi», come ha evidenziato Il Post [https://www.ilpost.it/2023/08/03/enshittification/].
Le funzionalità per un utilizzo gratuito sono ridotte al minimo e l’abbonamento premium X Blue costa ben 10 euro al mese. Ora sembra che Musk voglia farne un’app per tutto, sulla scia della cinese WeChat: si potrà usare X per prenotare dal dentista o per farsi portare una pizza a casa. Addirittura sembra che Musk stia puntando a fare concorrenza a un’altra sua creatura: PayPal,

«And in case you didn’t get that: Twitter»

Ci scherza Stephen King, ma sottolinea inevitabilmente con il suo tweet che qui non si tratta di cominciare una nuova storia, ma di far morire la precedente.
X cancella ciò che è stato, non si potrà più twittare o ritwittare perché Twitter non esiste più. È stravolto in ogni sua forma e la sua brand identity ha cambiato totalmente carattere: dalla leggerezza del cinguettio dell’uccellino azzurro a una pesante X nera; da un social spopolato per le notizie e il microblogging a un’app che si rivolge al settore commerciale e bancario.

Ora sorge un’unica domanda: riuscirà Musk a convincere della sua app un target che era lì per motivazioni molto diverse da quelle che X è oggi?
Staremo a vedere, ma di certo non siamo fiduciosi.

Desideri maggiori informazioni sul renaming o un’analisi strategica sulle possibilità del tuo brand?
Contattaci!
Ti diremo la nostra.

4 cose divertenti da leggere, guardare e ascoltare d’estate tra marketing e realtà

Amate i super-imprenditori ma temete che possano distruggere il pianeta? Ci si può divertire in crociera e contemporaneamente imparare qualcosa di copywriting e marketing? Si può fare informazione sul digitale senza fare clickbaiting? Solo gli americani possono insegnarci come scrivere sul web?

Un film, due libri e un podcast per rispondere a queste (e a tante altre) domande importanti per marketer e appassionati di marketing digitale. O anche solo per godersi l’estate senza sudare troppo sui dati.

Steve Jobs (il film di D. Boyle)

steve jobsSteve Jobs è stato il primo multimilionario visionario assurto allo status di Ispiratore. Molto prima di imprenditori-superstar che non sappiamo dire se siano supereroi o supervillain (sì, Elon, stiamo pensando a te!). 

Ma è il futuro che ci stupisce di questo film (al momento su Netflix ). Perché in mezzo a dialoghi scintillanti in cui i personaggi principali duellano in punta di fioretto su cosa significa essere un genio e cosa significa essere un essere umano, è proprio la visione ottimistica del futuro di Jobs che ci travolge. Il futuro che immaginava era pieno di arte e bellezza, lontanissimo dal futuro immaginato prima di lui (quello di Blade Runner e di 1984), ma anche da quello che fatichiamo a immaginare noi, a quasi quarant’anni di distanza dalla famosa presentazione del primo Macintosh. 

Un film che fa sorridere molti marketer e sicuramente ha strappato più di un sorriso a molti UX designer per la spiegazione di Jobs sul perché serve il mouse:

“Se voglio dirti che hai la camicia macchiata, indico la macchia. Non dico che hai una macchia 14 cm sotto il colletto e tre cm a destra del secondo bottone mentre cerco il comando per l’acqua.”

 

Una cosa divertente che non farò mai più (il libro di David Foster Wallace)

una cosa divertenteDavid Foster Wallace si imbarca per conto di Harper’s in un racconto dissacrante su una crociera extra-lusso dove ogni singolo cliente viene accolto e riverito fino allo straniamento sensoriale (e oltre).

Letto oggi, 20 anni dopo da un marketer, questa “cosa divertentefa tanto riflettere. 

Fa riflettere sulla nostra ossessione per il customer journey e ci fa pensare ai nostri carrelli online costruiti a prova di scemi (zeppi di consigli: vuoi acquistare anche questo?). Ma più di una lacrima la versiamo anche per i copywriter che si fanno prendere la mano con l’assertività del copy, come nel caso di tutti quei “vi divertirete!” ripetuti sui depliant in carta patinata della crociera: un “uso quasi imperativo della seconda persona” che fa soffrire il povero DFW.

Per gli amanti della bella scrittura e della psichedelica letteraria è da brividi la carrellata posta in incipit:

“Ho sentito il profumo che ha l’olio abbronzante quando è spalmato su oltre dieci tonnellate di carne umana bollente […]. Ho visto tramonti che sembravano disegnati al computer […]. Ho partecipato (molto brevemente) a un trenino a ritmo di conga.”

 

Ciao, Internet! (podcast e altro di Matteo Flora)

ciao internetFlora si occupa di reputazione digitale e marketing e pubblica con una buona frequenza contenuti su YouTube, e Spotify ma lo potete seguire anche su Twitter e Telegram per i suoi interventi puntuali su tanti temi (digitali) del giorno. Flora è insomma un fine nerd e un divulgatore perché: sa di quello che parla, non sfigura in un contesto tipo TED talks (e infatti ha partecipato anche di recente a TED Belluno) ed è cintura nera dei recap delle peggiori s**tstorm per cui ci appassioniamo sui social. 

Qualche suo spiegone utile e divertente di cui non potrete fare a meno? Il garante della privacy è il nuovo sceriffo che ci difenderà dal bandito ChatGPT? Quanto guadagnano i tiktoker dalle sciagure altrui? Quante multe ha preso Meta ultimamente?

Perfetto se volete stare sul pezzo ma non volete fermarvi ai titoli urlati in piena modalità clickbaiting. 

“Una baby-influencer dell’equitazione con tanto di Sponsor, 11enne, critica aspramente Chiara Ferragni accusata di non essere una buona ispirazione per le coetanee. Tutto meraviglioso, ma rimane la domanda: cosa ci faceva una 11enne su Instagram?”

 

Paroline & paroloni (il libro di Luisa Carrada)

Paroline & paroloniConsigliamo a chi vuole fare il copywriter di non ricorrere al solito accattivante manuale americano. Perché? Perché lingua e cultura fanno la differenza. Leggetevi piuttosto questo libello di Luisa Carrada: ne evitiamo la recensione puntuale di ogni capitolo (per quello avete tanti ottimi siti da spulciare, oltre all’amico Google) ma sottolineiamo che Carrada è spettacolare nello scrostare un po’ di malcostumi di tanti copywriter che lavorano nel marketing digitale. Per chi volesse giusto qualche esempio concretissimo di esempi pesanti come… bastonate:

  • una parola giusta e precisa funzionerà meglio di un termine magari comodo e altisonante ma vago;
  • dosiamo con attenzione aggettivi e avverbi;
  • evitiamo abbinamenti scontati (consiglio che fa tirare un sospiro di sollievo dopo decenni di “eventi prestigiosi” o “preziosi suggerimenti”!). 

“Scegliere le parole giuste ci aiuta a scriverne meno, ma anche a far capire, vedere, sentire e ricordare meglio. Se il balcone si affaccia, non ci sembra di sporgerci già sul lago? E quel giardino costellato di aiuole non ci ricorda la bellezza di un cielo pieno di stelle?”

GA4 TIP – Dove sono finiti i miei dati?

La vita sembrava molto più semplice con il buon vecchio Google Analytics Universal. Trovavamo tutto in pochi click dalla schermata principale. Ora non è più così: dobbiamo imparare il funzionamento di GA4 (che è sicuramente meno intuitivo di GA3) e – orrore! – quando ci avventuriamo nella tab “Esplora” vediamo che i nostri dati non vanno oltre gli ultimi 2 mesi: ma come è possibile?

(Spoiler: un rimedio c’è).

esplora ga4

Ma a cosa serve Esplora in GA4?

La tab “Esplora” (o “Esplorazioni”) copre tante funzioni fondamentali per chi si occupa di Data Analysis.

Solo per dirne alcune:

  • Esplorazione della coorte: informazioni dettagliate sul comportamento e sul rendimento di gruppi di utenti che presentano attributi comuni.
  • Esplorazione del percorso: visualizza i percorsi seguiti dagli utenti quando interagiscono con il tuo sito web e la tua app (è grossomodo il vecchio e usatissimo “Flusso di comportamento” di GA3).
  • Esplorazione utente: per visualizzare in dettaglio le attività di ciascun utente.
  • Esplorazione della canalizzazione: i passaggi che gli utenti seguono per completare un’attività

Insomma, uno strumento potentissimo per cogliere i touchpoint e il percorso dell’utente. Ma chi ha fatto da poco la migrazione da Universal al nuovo Google Analytics si sarà accorto di una limitazione molto grave e avrà iniziato a sudare freddo: il timeframe settabile (nella finestrella in alto a sinistra) non ci permette di andare oltre gli ultimi 2 mesi…!

La conservazione dei dati

La spiegazione a questo apparente arcano (che ha raggelato i nervi di tanti marketer) è molto semplice: l’impostazione di default per la conservazione dei dati (delle funzionalità di “Esplorazione”) è di default di soli 2 mesi. Possiamo invece avere dati indietro nel tempo fino a 14 mesi fa. Solo che Google ha preferito lasciarcelo come seconda opzione.

“Ma come? Perché?”

Ci sembra già di sentir mugulare da molti, basiti di fronte a questa scelta di Big G: perché qualcuno dovrebbe preferire una visualizzazione di dati limitata a soli 2 mesi?
La risposta – lo crediamo sinceramente – si è persa tra quel rettangolo di cemento, acciaio, vetro ed alberi attorno al Googleplex di Mountain View. E per questo non è mai arrivata fino a noi.
Fortunatamente una soluzione a questo problema c’è ed è tanto semplice quando facile da eseguire.
Bastano un minuto scarso e 4 step:

  • Cliccare sulla tab “Amministrazione” in basso a sinistra.

  • Dalla seconda colonna (“Proprietà”) aprire il menu di “Impostazione dati”.

ga4 dati colonna

  • Cliccare su “Conservazione dei dati”; scegliere l’opzione “14 mesi” al posto di “2 mesi”; premere “Salva”.

ga4 opzione dati

Se hai altre curiosità sugli Analytics, se stai pensando all’aiuto di un team di professionisti di marketing  per capire meglio i dati in entrata sul tuo sito, o sei hai domande, contattaci! Ti risponderemo entro 24 ore.

Il “ciaone” di Mailchimp alle piccole aziende

Dall’“Empower the underdog” al nuovo piano gratuito: così Mailchimp esclude le piccole realtà dall’utilizzo della sua piattaforma.

Da anni ormai Mailchimp si è affermato come il brand n.1 nell’email marketing e delle automazioni. Ha letteralmente spopolato tra le piccole attività, ma oggi, dopo la sua acquisizione da Intuit sembra aver dimenticato il suo motto iniziale: “Empower the underdog” (“Dai potere agli sfavoriti”).

Anzi, Mailchimp sta proprio salutando le micro realtà con un significativo ridimensionamento del piano gratuito: gli indirizzi gestibili passano da 2000 a 500. Una riduzione drastica che esclude la maggior parte di piccole realtà che contavano sull’ utilizzo gratuito della piattaforma per il loro email marketing.

Un cambiamento in essere già da qualche tempo per i nuovi sottoscrittori, ma che consentiva a chi aveva fatto l’iscrizione da maggio 2019 di continuare a beneficiare gratuitamente della gestione di 2000 indirizzi.

È stato bello finché è durato. Da qualche mese Mailchimp ha richiesto anche a questi clienti di adeguarsi al nuovo piano ridimensionando il loro numero di contatti o acquistando un piano a pagamento. Il tutto entro il 10 marzo.

I risultati? Migliaia di account bloccati e di aziende ferme sulla fatidica domanda: «riduco i miei contatti a 500 indirizzi, passo a un’altra piattaforma o pago mailchimp?».

I 5 consigli VStrategy per le aziende che si stanno interrogando sul da farsi:

  1. Parti dal numero dei tuoi contatti.

È ovvio che se stai gestendo 1700 indirizzi non sarà possibile ridimensionarli a 500, ma se i tuoi contatti sono 750-800 puoi farci un pensierino. Ricorda infatti che nel conteggio Mailchimp non valuta solo gli attivi ma anche i disiscritti: fai un controllo, magari eliminando i tuoi disiscritti puoi riuscire a rientrare nel conteggio.

  1. Approfittane per una bella pulizia.

Da quanto tempo non diventi Marie Kondo per la tua mailing list? Valuta di disiscrivere dal tuo indirizzario chi non apre mai (o quasi) le tue mail, chi non clicca mai su ciò che proponi. I vantaggi? Tassi più alti (e più realistici) di apertura, e una lista alleggerita. Prima di farlo però prova ad attirare l’attenzione con un messaggio incisivo, del tipo: “Tutto ok?”.

  1. Non aver paura di cambiare.

È possibile passare da un ESP (Email Service Provider) all’altro trasferendo tutti i dati con una migrazione che può impiegare circa 30 giorni. Non preoccuparti: potrai impostare le tue campagne e continuare con l’email marketing fin da subito! E se vorrai regalare completa trasparenza ai tuoi clienti, racconta del tuo cambiamento, così capiranno se qualcosa gli sembrerà diverso.

  1. Metti nero su bianco cosa vuoi dal tuo strumento di email marketing.

Ogni azienda è unica e ci sta che abbia esigenze particolari che non tutte le piattaforme possono soddisfare. Si parla, per esempio, delle potenzialità del prodotto, della percentuale di personalizzazione, dell’efficacia di automazione, della flessibilità dei prezzi per le piccole aziende e della reattività di un servizio clienti. Scegli il tuo ESP una volta stabilite le tue priorità: solo così potrai essere soddisfatto al 100%.

  1. Se senti di non aver tutti gli strumenti e/o il tempo per le giuste valutazioni, fatti aiutare.

Ci sono fior fiore di agenzie che con l’email marketing ci lavorano e si specializzano tutti i giorni. Per questo scegliere di affidarsi a dei professionisti è una validissima opzione se stai optando per una scelta davvero accurata. La cosa importante? Scegliere un’agenzia marketing di cui fidarsi.

Se hai una curiosità, se stai valutando altre piattaforme di automation marketing ma non sai quale scegliere, o hai altre domande, contattaci! Ti risponderemo entro 24 ore.