Esempi di renaming: da Sendinblue (ora Brevo) a Twitter (X)
Nessun brand è immortale e nessun brand potrà mai esserlo.
Cambiano i mercati e le loro dinamiche, cambiano i prodotti e le necessità dei loro target: con loro deve evolversi anche un’azienda, nelle sue modalità e nella sua immagine.
A volte è necessario perfino cambiare nome, in una strategia di rebranding totale.
Se il nome è il cuore dell’identità di un brand, è necessario che sia sempre perfetto per ciò che rappresenta.
Per questo, in questo mondo in continua trasformazione, a volte è necessario cominciare una nuova storia ed è giusto che abbia un nome diverso.
Optare per un renaming significa accettare una profonda trasformazione per continuare ad avere impatto sulle persone e sul proprio mercato, influenzando la capacità di successo della propria azienda.
Partiamo dal buon esempio di renaming: Sendinblue diventa Brevo
Ecco l’esempio migliore dell’ultimo periodo.
Il 4 maggio 2023 una delle principali piattaforme di email marketing digitale, Sendinblue, annuncia il suo rebranding in Brevo. Nuovo nome, nuovo logo, nuova palette di colori, nuove funzionalità: insomma, Brevo ha proprio stravolto l’immagine dell’ex Sendinblue con un rebranding rivoluzionario.
«Funzionava. Perché l’ha fatto?»,
Se ve lo state chiedendo, la risposta sta proprio nella dinamicità del mercato: non c’è scelta peggiore di rimanere fermi.
Sendinblue negli ultimi anni aveva infatti registrato un cambiamento nelle esigenze dei suoi clienti, culminato con un importante sondaggio nel luglio 2022. Il risultato? Il 36% degli intervistati negli Stati Uniti desiderava una piattaforma di posta elettronica in grado di facilitare le comunicazioni anche su altri canali, come sms, WhatsApp e chat.
Goal!
Così Brevo ha deciso di fornire una soluzione all-in-one attraverso una suite CRM (Customer Relationship Management) che mantiene la conformità al GDPR: per ora è l’unica piattaforma ad esserci riuscita.
L’azienda che con il nome di Sendinblue era nata per supportare la comunicazione per piccole e medie imprese, si è così aperta a tutte le tipologie d’impresa. E l’ha fatto diventando anche una piattaforma di comunicazione tout court: dalla messaggistica al mail marketing. Con questa scelta Brevo ha anche messo in primo piano l’importanza della relazione, anche nel marketing.
Brevo deriva infatti da Bravo e vuole celebrare il successo dei suoi clienti e la fiducia nella loro potenzialità di crescita.
Un renaming meno riuscito: Twitter diventa X.
Anche a voi vi è capitato di sbloccare il cellulare, ritrovarvi improvvisamente un’inquietante X nera tra le app e chiedervi: “ma l’ho scaricata io?”. È successo a fine luglio ed è solo l’ultima tra le pessime mosse di Elon Musk, proprietario di Twitter da ottobre 2022 (oltre che di Tesla e SpaceX).
Prima infatti non solo aveva consentito di comprare la spunta blu, generando una discreta confusione sull’autenticità dei profili, ma aveva anche cancellato molti dei sistemi di moderazione dei contenuti, reintegrando persone che avevano pubblicato contenuti razzisti o antisemiti.
La chiamano Enshittification
Dal 2022 la user experience su Twitter è talmente peggiorata da portare il social all’enshittification, ovvero a quell’ «insieme di decisioni che porta una piattaforma di successo a diventare progressivamente meno piacevole e utilizzabile per i suoi utenti, fino a entrare in crisi», come ha evidenziato Il Post [https://www.ilpost.it/2023/08/03/enshittification/].
Le funzionalità per un utilizzo gratuito sono ridotte al minimo e l’abbonamento premium X Blue costa ben 10 euro al mese. Ora sembra che Musk voglia farne un’app per tutto, sulla scia della cinese WeChat: si potrà usare X per prenotare dal dentista o per farsi portare una pizza a casa. Addirittura sembra che Musk stia puntando a fare concorrenza a un’altra sua creatura: PayPal,
«And in case you didn’t get that: Twitter»
Ci scherza Stephen King, ma sottolinea inevitabilmente con il suo tweet che qui non si tratta di cominciare una nuova storia, ma di far morire la precedente.
X cancella ciò che è stato, non si potrà più twittare o ritwittare perché Twitter non esiste più. È stravolto in ogni sua forma e la sua brand identity ha cambiato totalmente carattere: dalla leggerezza del cinguettio dell’uccellino azzurro a una pesante X nera; da un social spopolato per le notizie e il microblogging a un’app che si rivolge al settore commerciale e bancario.
Ora sorge un’unica domanda: riuscirà Musk a convincere della sua app un target che era lì per motivazioni molto diverse da quelle che X è oggi?
Staremo a vedere, ma di certo non siamo fiduciosi.
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