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Autore: VStrategy

I 5 KPI chiave del Digital Marketing B2B

Il successo, specie nel contesto business, non è solo una questione di visibilità ma di risultati misurabili.

Per questo, sapere quali KPI di marketing – o Key Performance Indicator – monitorare se operate nel B2B è fondamentale per ottimizzare le vostre strategie di marketing e garantire un ritorno sugli investimenti.

In questo articolo, esploreremo i 5 gruppi di KPI essenziali da tenere sotto controllo per monitorare l’efficacia delle vostre campagne B2B.

1. Misurare l’attrattività di una campagna con i KPI di acquisizione

Il primo passo per una campagna di digital marketing B2B di successo è attrarre nuovi visitatori sul sito.
Le KPI di acquisizione aiutano a capire quanto il vostro sito web sia in grado di attrarre traffico di qualità, permettendovi di verificare se il traffico è qualificato e se il vostro sito è ottimizzato per convertire i visitatori in lead.

I principali KPI di acquisizione sono:

  • Conversion Rate: indica la percentuale di visitatori del sito che compiono un’azione desiderata, come una registrazione o una richiesta di contatto. Un tasso di conversione elevato indica che il traffico generato è di qualità e le call to action sono efficaci.
  • Bounce Rate: il tasso di rimbalzo misura la percentuale di visitatori che lasciano il sito dopo aver visto una sola pagina. Un bounce rate basso suggerisce che il contenuto del sito è rilevante e coinvolgente per il vostro target.

2. Misurare l’efficacia di una campagna con le KPI di Lead Generation

La generazione di lead è cruciale ma attrarre traffico non basta: occorre generare nuovi contatti qualificati che possano essere convertiti in clienti.
In questo senso i KPI di lead generation vi aiutano a valutare l’efficacia e l’efficienza del vostro processo di acquisizione.

Tra i principali troviamo:

  • Conversion Rate: misura la percentuale di lead che si convertono in clienti effettivi, aiutando a capire quanto efficacemente riuscite a nutrire i vostri lead e a farli progredire lungo il funnel.
  • Costo per lead (CPL): il CPL misura il costo medio di acquisizione di un lead. Monitorarlo è essenziale per ottimizzare il vostro budget marketing e garantire che il processo di acquisizione sia davvero funzionante ed efficace.

3. I KPI di vendita

I KPI di vendita permettono di capire quanto una strategia è in grado di trasformare i lead in revenue.

L’obiettivo? Monitorare la redditività delle campagne di marketing e la qualità dei clienti che state acquisendo. Inoltre, questi indicatori vi aiutano a rispondere alla domanda: “Quanti lead generano realmente entrate per l’azienda?”

I KPI di vendita principali sono:

  • Conversion Rate: si tratta del rapporto tra il numero di lead generati e il numero di clienti effettivi acquisiti. Un buon tasso di conversione indica che la vostra strategia di vendita sta performando a dovere.
  • Valore medio dell’ordine: indica quanto spendono in media i clienti acquisiti tramite la campagna. È un KPI cruciale perché riflette la redditività e la qualità dei clienti acquisiti.

4. Misurare la retention

Acquisire nuovi clienti è fondamentale, ma mantenere quelli esistenti è altrettanto importante, soprattutto nel B2B. In questo senso, i KPI di retention aiutano a capire quanto state riuscendo a mantenere i vostri clienti e a stimolare acquisti ripetuti.

I KPI di retention chiave sono:

  • Tasso di churn: misura la percentuale di clienti che abbandonano l’azienda. Un tasso di churn elevato può indicare problemi nella qualità del servizio o nella soddisfazione del cliente.
  • Tasso di retention: misura la percentuale di clienti che rimangono fedeli nel tempo. Un buon tasso di retention è indice di una relazione forte con i clienti e di una strategia di fidelizzazione efficace.

5. KPI di engagement

Anche nel settore business, l’engagement è cruciale per creare relazioni più profonde e durature con i propri buyer. Monitorare come il vostro pubblico interagisce con i contenuti vi fornirà informazioni sul loro interesse e sulla capacità di coinvolgerli. Un alto livello di engagement è segno che state fornendo valore ai vostri clienti. Inoltre, un maggiore coinvolgimento può tradursi in una maggiore probabilità che i lead si trasformino in clienti.

I principali KPI di coinvolgimento sono:

  • Tempo di permanenza sul sito: indica quanto tempo i visitatori trascorrono sul tuo sito. Più a lungo restano, maggiore è il coinvolgimento con i contenuti.
  • Tasso di scroll: misura la percentuale di visitatori che scorrono l’intera pagina. Un buon tasso di scroll suggerisce che la pagina è interessante e che i visitatori sono coinvolti.

Ricordate: ogni KPI deve però essere contestualizzato. Ad esempio, un alto tasso di conversione è utile solo se questo porta clienti di qualità. Analogamente, un CLV elevato (Customer Lifetime Value) è sostenibile solo se non comporta costi eccessivi in fase di acquisizione.

I 5 gruppi di KPI di marketing B2B che abbiamo appena visto non solo vi offrono una visione di insieme chiara delle performance di una campagna, ma vi permettono di prendere decisioni strategiche, raffinando in maniera costante la vostra strategia digitale.

Volete massimizzare i risultati delle vostre campagne di digital marketing B2B? Contattateci.
Il team di VStrategy è a vostra disposizione per una consulenza gratuita e personalizzata.

Lead Scoring: cos’è e come ottimizzarlo per migliorare le conversioni

Nel mondo del digital marketing, i lead non sono tutti uguali. Alcuni sono pronti per acquistare, altri sono solo curiosi. Ma come distinguere, dunque, all’interno del funnel i clienti “caldi” (ossia quelli potenziali) da quelli meno pronti a compiere la conversione? La risposta è il lead scoring.

In questo articolo, esploreremo che cos’è, perché è essenziale per le vostre strategie di marketing e come ottimizzarlo per massimizzare le conversioni del vostro funnel.

Cos’è il Lead Scoring?

Il lead scoring è un processo di valutazione che assegna un punteggio a ogni lead in base al suo comportamento, alle sue caratteristiche e al suo livello di interazione con la vostra azienda. Questo punteggio vi aiuta a capire quanto un lead è “caldo” e, di conseguenza, quanto è vicino a diventare un cliente o effettuare una qualsiasi altra conversione.

Il punteggio viene calcolato utilizzando una combinazione di:

  • Dati demografici come età, settore lavorativo, posizione geografica.
  • Comportamenti online ovvero visite al sito web, download di contenuti (come white paper o ebook), aperture di email.
  • Interazioni dirette come richieste di contatto, partecipazione a webinar, compilazione di form di richiesta contatto.

Perché il Lead Scoring è un parametro vitale per le conversioni?

Uno dei maggiori vantaggi del lead scoring è la capacità di allineare i team di marketing e sales. Una classificazione chiara dei lead permette ai venditori di dedicare il loro tempo e incentrare i propri sforzi sui contatti che hanno maggiori probabilità di acquistare, riducendo tempi morti e migliorando il ROI delle attività.

Gli altri benefici includono:

  • Il miglioramento della personalizzazione: con un punteggio preciso, potete inviare messaggi su misura per ogni fase del funnel.
  • L’ottimizzazione delle risorse: meno tempo sprecato su lead poco qualificati.
  • L’aumento delle conversioni: concentrandovi sui lead più caldi, le possibilità di chiudere le vendite aumentano esponenzialmente.

Perché è utile ai fini della vostra strategia?

Con un sistema di lead scoring ben strutturato, il vostro team di marketing può concentrare gli sforzi sui lead più promettenti, aumentando l’efficacia delle campagne e migliorando i tassi di conversione. Capite bene anche voi che incentrare le vostre azioni di marketing su lead poco caldi o per nulla pronti a effettuare la conversione distoglie la vostra attenzione da quelli più “promettenti”, diminuendo così le possibilità di portare a casa quel lead.

Come ottimizzare il processo di Lead Scoring

La definizione del punteggio da attribuire ai singoli lead è un processo che passa attraverso delle fasi inevitabili, tra cui:

1. Definizione del cliente ideale o Avatar Buyer®

Per costruire un sistema di lead scoring che sia davvero efficace, dovete partire dalla definizione del vostro cliente ideale o Avatar Buyer®.
Analizzate i vostri clienti migliori: quali caratteristiche hanno in comune? Quali comportamenti online li hanno contraddistinti prima dell’acquisto? Usate queste informazioni come base per la vostra strategia.

2. Integrazione fra dati qualitativi e quantitativi

Il lead scoring non deve basarsi solo su numeri, ma anche su intuizioni qualitative. Per esempio, un lead che visita frequentemente la pagina prezzi potrebbe essere più interessante di uno che scarica solo contenuti generici.

Ma quali azioni è bene considerare nella definizione del lead scoring?

  • Azioni online: tempo passato sul sito, numero di pagine visitate, tempo di permanenza su di una specifica pagina ecc.
  • Dati social: interazioni sui social media o con ghost post e annunci sponsorizzati.
  • Grado di interesse: email aperte, click su link specifici.
3. Utilizzo di una piattaforma di marketing automation

Strumenti come HubSpot, Marketo o ActiveCampaign possono automatizzare il processo di lead scoring. Questi software analizzano grandi quantità di dati, assegnando punteggi in tempo reale e aggiornandoli man mano che i lead interagiscono con il vostro brand.

4. Collaborazione sinergica tra marketing e sales

Un sistema di lead scoring valido funziona solo se è allineato con le esigenze del team commerciale. Organizzare meeting regolari è utile per confrontarsi su quali punteggi si rivelano effettivamente utili e su come migliorare il sistema (se ricordate, avevamo già parlato dell’importanza dello smarketing).

5. Analisi e aggiornamento regolare dei criteri di scoring

Il comportamento degli utenti cambia evolvendosi nel tempo, così come il mercato. Per questo, diviene essenziale monitorare in modo periodico l’efficacia del vostro modello di lead scoring, apportando quando e ove necessario modifiche basate sui dati effettivi e sulle performance reali riferite a uno specifico arco temporale.

Sfruttare il potenziale del lead scoring è ottimale per qualsiasi azienda che voglia ottimizzare il proprio funnel di vendita. Implementando una strategia di scoring solida e sfruttando le tecnologie giuste, sarete in grado di migliorare la qualità dei vostri lead, ridurre gli sprechi di risorse e, soprattutto, incrementare le conversioni.

Avete bisogno di aiuto per impostare o ottimizzare il vostro sistema di lead scoring?
Contattateci, vi daremo ascolto e tutto il supporto necessario per massimizzare l’efficacia strategica del vostro funnel di marketing.

Definire la Unique Selling Proposition: la mini-guida efficace

La Unique Selling Proposition (USP) è un elemento strategico decisivo per distinguere la propria offerta e accrescere la competitività. Ma cosa rappresenta esattamente la USP? Qual è la differenza tra USP e Unique Value Proposition (UVP)? E in che modo una proposta di vendita chiara e incisiva può migliorare il valore percepito dai clienti?
Questa guida offre una panoramica su come costruire una USP efficace, esplorando l’importanza di questo strumento per le aziende B2B e includendo esempi di successo per ispirare la vostra strategia.

Cos’è la Unique Selling Proposition (USP)?

La USP, o proposta unica di vendita, rappresenta il tratto distintivo della vostra azienda: ciò che la rende unica rispetto ai competitor e attraente per il vostro target. La USP risponde alla domanda: “Cosa rende i miei prodotti o servizi davvero unici?”.
Nel marketing B2B, una USP ben definita è essenziale per creare una connessione autentica con il target di riferimento.

Affinché riuslti davvero efficace, la USP deve essere:

  • Chiara comunicando in modo diretto e senza ambiguità i tratti distintivi dell’offerta
  • Rilevante per rispondere alle esigenze specifiche dei clienti e buyer
  • Credibile e basata su punti di forza reali e comprovati.

USP vs UVP: le differenze principali

Anche se utilizzati spesso come sinonimi, in termini di marketing USP e UVP rispondono a esigenze ben diverse:

  • La Unique Selling Proposition si concentra sugli aspetti distintivi di un prodotto o servizio, ossia su ciò che lo rende unico sul mercato.
  • La Unique Value Proposition enfatizza invece il valore percepito dal cliente, illustrando lui i benefici pratici o emozionali che l’azienda è in grado di offrire.

Facciamo un esempio:
Un’azienda B2B che produce e vende software potrebbe avere una USP basata sulla tecnologia innovativa: “La nostra piattaforma integra intelligenza artificiale e CRM avanzati, un’esclusiva nel mercato”; mentre la UVP evidenzierebbe invece i vantaggi lato cliente, come “Supportiamo le aziende nel migliorare l’efficienza, ridurre i costi e ottimizzare il servizio clienti”.

Definire una USP efficace: i passaggi fondamentali

Analisi del mercato e del cliente ideale: conoscere a fondo il mercato e identificare il cliente ideale è il primo passo fondamentale. Identificate i bisogni specifici del target e valutate in che modo i competitor rispondono a tali esigenze. Questa analisi vi permette di avere chiaro come differenziarvi rispetto alle aziende competitor.

Individuazione dei punti di forza unici: quali aspetti della vostra offerta sono davvero unici? Potrebbe trattarsi di una tecnologia innovativa, di un servizio di customer care eccellente o il fatto che vi siate specializzati nell’offrire un servizio ad hoc per una nicchia specifica del settore. Concentrare la USP su un elemento davvero unico crea un valore aggiunto che il cliente riconosce immediatamente.

Comunicazione semplice e diretta: una USP efficace è facile da comprendere e risulta memorabile. Evitate termini tecnici e puntate a un linguaggio chiaro e immediato (ovviamente in linea con il vostro tone of voice) che parli alle esigenze del cliente. Ricordate: nella semplicità risiede la potenza del messaggio.
Test e ottimizzazione continua

Una volta definita la USP, mettetela alla prova. Utilizzate il feedback dei clienti per perfezionare la proposta e assicuratevi che rispecchi costantemente i cambiamenti del mercato e le nuove esigenze del vostro target.

I vantaggi di una USP efficace

Definire una USP chiara offre numerosi vantaggi lato azienda, tra cui:

  • Attrazione immediata. In un mercato sempre più saturo, una USP ben costruita permette ai potenziali clienti di riconoscere immediatamente l’unicità della vostra offerta.
  • Fidelizzazione del cliente. Una proposta di vendita che risponde alle necessità del cliente crea un legame emotivo, contribuendo alla riconoscibilità e alla fidelizzazione.
  • Efficienza delle attività di marketing. Una USP precisa consente di posizionare il messaggio giusto sui canali più efficaci, ottimizzando così le risorse e l’efficacia delle campagne.

Perché affidarvi a VStrategy per sviluppare la vostra USP

Avere una proposta di vendita definita a regola d’arte è cruciale per accrescere authority e attrattiva del vostro brand. Non si tratta solo di strategia, ma di un elemento centrale per la vostra identità aziendale. Se avete bisogno di supporto per costruire una USP efficace e portare il vostro marketing a un livello superiore, VStrategy è pronta a guidarvi.

Contattateci per una consulenza personalizzata e scoprite come possiamo sviluppare una proposta di vendita vincente per la vostra azienda.

Approccio multichannel: perché adottarlo nel B2B

Oggi più che mai, le aziende B2B devono saper intercettare i loro clienti dove e quando serve davvero. Ma come farlo in modo efficace, senza disperdere risorse e massimizzando ogni opportunità di interazione?

L’adozione di un approccio multichannel è una leva strategica fondamentale per chi punta a risultati concreti, adattandosi alle abitudini e preferenze dei buyer moderni. Quel che è certo è che essere presenti ovunque non basta più: utilizzare e diversificare i canali di marketing e comunicazione può fare la differenza nel rendere ogni campagna mirata e incisiva.

Scopriamo di più.

Marketing e multicanalità

Ma perché il marketing multichannel è importante? Il marketing multicanale permette di creare un’esperienza integrata e coerente per il cliente lungo tutto il buyer journey. In un settore come quello business-to-business, dove i cicli di vendita sono più complessi e i decisori spesso numerosi, riuscire a interagire su più canali in modo coordinato contribuisce a fare la differenza.

Gli imprenditori B2B hanno bisogno di considerare che i loro clienti (attuali e potenziali tali) non si trovano mai su un solo canale: sono attivi sui social media, leggono newsletter di settore, partecipano a webinar e ricercano informazioni sui motori di ricerca.

Adottare un approccio multichannel significa dunque aumentare le chance di raggiungere il proprio target, essere presenti dove conta, offrendo contenuti pertinenti e utili che rispondano alle esigenze specifiche del cliente o buyer in ogni fase del suo processo decisionale.

I vantaggi del Marketing Multichannel

1. Brand Awareness

Essere presenti su molteplici canali aumenta la visibilità della vostra azienda. I clienti potenziali possono entrare in contatto con il marchio da diversi touchpoint, e una presenza coordinata su tutti i fronti rafforza la percezione del brand come affidabile, serio e professionale.

2. Aumento del tasso di conversione

Raggiungere i clienti con messaggi personalizzati su piattaforme diverse aumenta le probabilità di conversione.
Chi cerca informazioni tecniche attraverso i motori di ricerca, come Google, ad esempio, potrebbe essere attratto da un white paper, mentre chi naviga su LinkedIn potrebbe preferire post e articoli a carattere informativo. Inoltre, la diversità di contenuti su più canali incrementa l’opportunità di intercettare lead qualificati.

3. Relazioni più forti con i clienti

Il marketing multicanale consente di creare un dialogo continuo, offrendo contenuti rilevanti e preziosi in ogni touchpoint con buyer e clienti. Questa continuità è fondamentale per creare fiducia nel lungo periodo e posizionarsi come partner di valore e riferimento all’interno del proprio settore.

Sviluppare una strategia multichannel efficace

Per sviluppare una strategia multicanale che dia i suoi frutti, è essenziale partire da un’analisi accurata del proprio Product Market Fit o allineamento del prodotto-mercato. Comprendere a fondo il proprio posizionamento e le esigenze del target permette di selezionare i canali e i contenuti più efficaci per raggiungere quello specifico target.

Quali sono dunque i passi chiave necessari nella definizione di una strategia di marketing multicanale efficace?

  1. Definire i canali più adatti: social media, email marketing, blog, live webinar, eventi e fiere di settore: non tutti i canali (sia online che offline) sono uguali e non tutti funzionano allo stesso modo. Individuate dunque quelli su cui è più probabile si trovino i vostri clienti ideali. Come? Partendo dallo studio approfondito del vostro Avatar Buyer®, ossia del vostro buyer o cliente ideale. In questo, il data driven marketing è un validissimo alleato (qualora foste interessati a scoprire di più sul metodo VStrategy, vi invitiamo a dare un’occhiata qui).
  2. Creare contenuti adatti e su misura per ogni canale: la chiave di una buona strategia multicanale sta nell’adattare il messaggio alle caratteristiche del canale e del pubblico che lo frequenta. Un case study dettagliato potrebbe funzionare bene in una newsletter, mentre un’infografica sintetica, concisa ed esplicativa potrebbe ottenere maggiore risonanza all’interno di un post LinkedIn.
  3. Il segreto? Monitorare per migliorare costantemente: l’approccio multichannel richiede attenzione all’analisi dei dati. Senza di essa, non può esserci strategia mirata e per questo efficace. Studiare le metriche di ogni canale e capire cosa funziona meglio consente di mettere in luce cosa funziona e cosa no, migliorando continuamente il tiro della vostra strategia e massimizzare il vostro ritorno sull’investimento.

Il momento giusto per investire nel marketing multicanale è adesso

Adottare una strategia di marketing multicanale può essere davvero un’occasione d’oro per le aziende B2B che puntano a una crescita significativa e duratura. Perché?
Perché anche i buyer oggi sono presenti su molteplici piattaforme e canali: intercettarli con un approccio multicanale e coerente permette di generare relazioni e partnership solide e durature, oltre che incrementare le possibilità di chiudere trattative profittevoli.

Se desiderate elevare il potenziale del marketing della vostra azienda, contattateci.
Noi di VStrategy siamo specializzati nel supportare le aziende B2B nella creazione di strategie multicanale efficaci, progettate su misura per i loro obiettivi di crescita.

Cyber Monday B2B: trarre il massimo da una campagna digitale

Il Cyber Monday non è solo una giornata di promozioni online: è una vera miniera d’oro per le aziende high-tech B2B che sanno coglierne il potenziale, soprattutto nel mondo digitale. Anche se nato come evento consumer, il Cyber Monday offre opportunità straordinarie anche per il settore business: non si tratta più solo di vendere online, ma di creare nuove partnership e accelerare il business, posizionandosi strategicamente sul mercato.

Tuttavia, molte aziende sembrano non sfruttare appieno questa occasione, rischiando di perdere contatti chiave e opportunità di chiudere l’anno con una spinta decisiva.

Come le aziende B2B possono ottenere vantaggi grazie al Cyber Monday

Per sfruttare al massimo il Cyber Monday nel settore B2B, è essenziale adottare strategie mirate che vadano oltre il semplice sconto. Ottimizzare le offerte, costruire relazioni durature e creare valore aggiunto sono solo alcune delle tattiche vincenti.

Ecco alcune strategie chiave per massimizzare l’impatto della vostra campagna.

1. Offerte personalizzate

Le offerte su misura sono un’arma potente, soprattutto nel contesto business. Anziché concentrarsi su sconti generalizzati, le aziende possono infatti creare offerte su misura per i propri clienti in base alle specifiche esigenze di settore. Un’azienda high-tech potrebbe ad esempio offrire un pacchetto che combina software di gestione con hardware dedicato, applicando una percentuale di sconto per tutta la durata del Cyber Monday.

Questo approccio crea un valore unico per ciascun cliente, aiutandolo a risolvere problemi concreti e a ottimizzare i propri investimenti. Per massimizzare l’impatto di questa strategia, potete inviare email personalizzate ai vostri segmenti chiave, spiegando come la vostra offerta Cyber Monday è in grado di rispondere alle loro specifiche esigenze aziendali.

2. Valore oltre lo sconto

I prezzi competitivi sono importanti, ma lo è ancora di più creare valore aggiunto. Il Cyber Monday può essere il momento propizio per integrare le vostre offerte con contenuti formativi o servizi gratuiti che semplificano il loro lavoro. Un esempio? Se la vostra azienda fornisce soluzioni IT potete includere nella vostra offerta un training personalizzato o un’estensione del supporto tecnico gratuito per gli acquisti effettuati in occasione del Cyber Monday. Così facendo non solo aumenterete l’attrattiva della vostra offerta, ma rafforzerete anche la relazione con i vostri clienti dimostrando che l’azienda va oltre il semplice prezzo.

3. Retargeting e lead nurturing

Nel contesto business, i processi decisionali sono spesso più lunghi e complessi. Ecco perché il retargeting durante il Cyber Monday può risultare estremamente efficace. Utilizzando i dati raccolti da lead precedenti o da clienti che hanno mostrato interesse, potete lanciare campagne di remarketing altamente mirate.

Ad esempio, potete inviare offerte speciali a quei clienti che hanno aggiunto prodotti al carrello senza completare l’acquisto o a quelli che hanno mostrato interesse per determinati servizi ma non hanno ancora finalizzato un contratto. Il Cyber Monday, quindi, non è solo una giornata di sconti, ma anche un’occasione per potenziare la vostra pipeline di vendita e mantenere vivo l’interesse dei vostri lead attraverso la lead nurturing.

4. Collaborazioni e partnership

Un altro approccio vincente è quello di creare collaborazioni con altre aziende B2B che offrono prodotti o servizi complementari ai vostri. Ad esempio, se la vostra azienda sviluppa e fornisce software, potete collaborare con un fornitore di hardware per offrire pacchetti e promozioni combinati. Questo tipo di collaborazione aumenta il valore percepito dall’offerta e consente di espandere la vostra base clienti, raggiungendo nuovi mercati.

Trarre il massimo beneficio dal Cyber Monday: l’esempio di Lenovo

Un esempio concreto di campagna di successo è Lenovo, che ogni anno dedica la propria campagna Cyber Monday “Evolve Small” alle piccole e medie imprese (PMI).

Per il Cyber Monday, (limitato di solito a uno massimo due giorni) Lenovo promuove sconti significativi su una vasta gamma di prodotti, tra cui laptop, workstation e server aziendali e non solo. Le promozioni sui prodotti sono accompagnate da pacchetti di supporto esteso e servizi di consulenza gratuita aggiuntivi per aiutare le PMI a migliorare le proprie infrastrutture tecnologiche e il proprio lavoro.

La combinazione tra email marketing personalizzato, concorso a premi e campagne pubblicitarie mirate, permettono a Lenovo di raggiungere in maniera efficace i decisori aziendali, evidenziando offerte progettate per rispondere alle esigenze specifiche delle PMI. La strategia di marketing di Lenovo ha portato a un notevole incremento delle vendite nel segmento B2B, dimostrando l’importanza di una pianificazione accurata durante eventi chiave come il Cyber Monday.

Personalizzare le offerte, creare un senso di urgenza, offrire valore aggiunto oltre lo sconto e utilizzare tecniche di retargeting sono strategie che possono portare a risultati tangibili anche nel B2B.

Le aziende B2B devono cogliere occasioni come il Cyber Monday per innovare le loro strategie di marketing, massimizzare i risultati e posizionarsi come partner di fiducia per i loro clienti.

Dietro le quinte del marketing: come riaccendere la creatività

Cosa succede quando viene meno la creatività (a dei creativi)?

Vi siete mai chiesti cosa si nasconde dietro un articolo di blog ben scritto, un feed social impeccabile o una campagna advertising che converte? Se pensate che creare un piano marketing o un calendario editoriale sia solo questione di riempire un foglio con idee brillanti, preparatevi a scoprire l’altra faccia della medaglia. Quella che di solito nessuno racconta, ma che ogni marketer conosce fin troppo bene: un mix di creatività, deadline e un pizzico di ordinaria follia.

In questo episodio, vi portiamo dietro le quinte della creatività, raccontandovi come noi marketer e creativi gestiamo blocchi mentali, richieste impreviste e la necessità di essere sempre sul pezzo.

Partiamo!

Il famoso “blocco dello scrittore”: quando la mente di un copywriter chiede le ferie anticipate

Non c’è niente di più temuto per un copywriter del famigerato blocco creativo.
Quel preciso istante in cui, seduti alla scrivania davanti a un foglio Word bianco, ogni idea sembra svanire nel nulla. Il calendario editoriale vi guarda, implorante, mentre la creatività sembra essersi presa una bella vacanza anticipata senza avervi dato il benché minimo cenno di preavviso.

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La verità?

Essere creativi a comando non è affatto semplice né scontato. Le idee non fluiscono su richiesta quando e come lo vogliamo, soprattutto quando scadenze e revisioni incombono. E non importa quanto amiate scrivere o quante tazze di caffè avete bevuto per rimanere produttivi e concentrati: se il cervello va in sciopero, non c’è verso di smuoverlo. Bisogna accettarlo e trovare il modo di proseguire oltre.

Come un copywriter supera l’impasse

Senza farsi prendere troppo dal panico, la chiave è distrarsi: una camminata all’aria aperta, qualche minuto giustificato di scroll su Instagram o TikTok (ovviamente a tema gattini, perché no?) o un video motivazionale possono aiutare a ritrovare il giusto spirito creativo. Ma se il blocco invece persiste, il brainstorming di squadra è l’arma vincente. Tre o quattro menti al lavoro sono meglio di una e riescono quasi sempre a convincere la creatività a ritrovare la strada di casa.

Il Digital Strategist e l’arte del funneling

Pensate che l’arte del funneling sia una passeggiata? Beh, non è di sicuro quello che pensa un digital strategist a corto di ispirazione.
Creare il funnel di marketing perfetto a primo colpo è come cercare di mettere insieme un puzzle da mille pezzi bendati. Dalla fase di awareness alla quella di conversione, ogni step del funnel strategico va studiato nei minimi dettagli, e spesso, proprio quando ogni tassello della strategia appena delineata sembra essere al proprio posto, arriva dal cliente una domanda innocente in grado di vanificare ore e ore di duro lavoro: “E se cambiassimo completamente il target di riferimento?”.

La verità?

L’abilità di funneling richiede pazienza, visione e precisione millimetrica. Spesso però delineare la giusta strategia può diventare un percorso lungo e tortuoso non solo a causa di continue richieste di aggiustamenti o cambi di rotta, ma anche per l’equilibrio delicato tra le singole componenti.
Ogni elemento ha il suo ruolo e, per dare i suoi frutti, ogni strumento deve funzionare in sinergia con gli altri. Per questo, quando arriva una richiesta di modifica, il rischio è che l’intera struttura crolli.

Come un vero stratega affronta il problema

Sorride, respira e riparte con l’analisi dati. Se il cambiamento richiesto ha senso ai fini della strategia, viene implementato armonizzando l’intera struttura del funnel. Se, invece, rischia di minare l’efficacia della strategia, vengono proposte delle soluzioni alternative supportate da numeri. I dati sono i nostri migliori alleati per dimostrare cosa funziona e cosa no. E alla fine, anche il funnel in apparenza più complesso trova il suo equilibrio e applicazione.

Il Social Media Manager alle prese con la programmazione in real time

Per un social media manager, mantenere un feed social coerente e sempre aggiornato è come fare il direttore d’orchestra: ogni post deve essere pianificato con cura, i contenuti devono essere accattivanti e, soprattutto, devono essere pubblicati al momento giusto affinché possano raggiungere il giusto pubblico. Ma ecco che dopo ore di lavoro, appena si ha via libera per la pubblicazione, le richieste e i ripensamenti dell’ultimo minuto sono sempre dietro l’angolo.

La verità?

La gestione dei social è un delicato equilibrio tra creatività e pianificazione e quando arriva una richiesta improvvisa, tutto il piano editoriale rischia di essere compromesso. Ma il mondo dei social richiede anche flessibilità e necessità di adattamento: i trend cambiano, le priorità del brand si evolvono, e il calendario social spesso diventa una maratona contro il tempo.

Come un social media manager allenato supera il problema

La prima regola? Rimanere calmi. Quando occorre il social media manager riorganizza il calendario editoriale alla luce delle nuove necessità del cliente, ridefinendo le priorità e correndo ai ripari con un post creato sul momento, ma sempre in linea con l’esatto stile e tone of voice del brand. Eh sì, in questi casi la prontezza di riflessi è tutto.

La creatività è il cuore pulsante di ogni contenuto e strategia di marketing che si rispetti, ma dietro ogni contenuto brillante c’è un lavoro continuo fatto di compromessi, strategie riviste all’ultimo secondo e momenti di impasse che solo chi opera dietro le quinte conosce davvero.

Alla fine, però, è proprio da questi momenti di caos creativo che a quanto pare germogliano le idee migliori. E anche quando il cervello decide di appendere il cartello “chiuso per ferie”, il team diventa il nostro porto sicuro, subito pronto a tirare fuori dal cilindro quella scintilla di ispirazione che serve a fare la differenza nel nostro mestiere.

Black Friday 2024: 5 tip per risultati efficaci nel B2B

È chiaro a tutti: il Black Friday, se sfruttato a dovere, rappresenta una ricorrenza strategica anche per le aziende B2B.
Ma cosa significa davvero il Black Friday per il settore business e, soprattutto, come può la pianificazione strategica permettervi di fare la differenza?

Scopriamolo insieme.

Il Black Friday? Un’opportunità sempre più B2B

Il Black Friday, che quest’anno cadrà il 29 novembre, è solitamente associato a sconti per i consumatori, ma nel contesto business assume un significato del tutto diverso.

Le aziende che vendono ad altre aziende non sono semplici consumatori finali: hanno cicli d’acquisto più lunghi, che richiedono l’intervento di diversi decision maker, esigenze complesse e sono alla ricerca costante di soluzioni in grado di garantire valore sul lungo periodo.
Ma ecco arrivati al punto focale: fare sconti non basta.
Il Black Friday B2B per essere un’opportunità deve educare i clienti, offrire al mercato offerte su misura e creare un percorso di vendita che vada al di là della singola giornata o settimana di promozioni.

Se ad esempio la vostra è un’azienda di software, potreste offrire oltre ad un semplice sconto servizi aggiuntivi come consulenze gratuite, assistenza premium o demo personalizzate per far conoscere ai clienti o buyer interessati le nuove funzionalità del vostro prodotto. In questo modo, non solo sarete in grado di attirare a voi nuovi clienti, ma getterete le basi per collaborazioni a lungo termine con quelli esistenti.

Il successo? Questione di strategia e pianificazione

Nel B2B, l’improvvisazione non paga. E questo spiega perché il Black Friday, soprattutto nel settore business, non può essere trattato come un’iniziativa dell’ultimo minuto.
La pianificazione è infatti fondamentale per cogliere e sfruttare appieno le opportunità offerte dalla Black Week.

Ecco 3 buoni motivi per cui è indispensabile dotarsi per tempo di una solida strategia:

  1. Ciclo di vendita lungo e complesso. Come dicevamo, nel B2B i processi decisionali richiedono molto più tempo rispetto al settore consumer. Per questo, è bene non limitare le promozioni al singolo giorno (o settimana), ma estendere ad esempio le offerte o creare vantaggi per chi chiude un contratto nei mesi successivi, aumentando così le probabilità di conversione.
  2. Fiducia. Le aziende B2B non cercano fornitori, ma partner aziendali affidabili. Una strategia che rafforza la fiducia, con comunicazioni mirate e soluzioni concrete, può contribuire in maniera notevole ad aumentare le vostre probabilità di successo.
  3. Valorizzazione dei dati. La pianificazione strategica permette di sfruttare meglio i dati a propria disposizione. Segmentando il pubblico, potete creare offerte personalizzate che migliorano l’esperienza d’acquisto dei buyer e aumentano le conversioni.

5 tip strategiche di marketing B2B per massimizzare i risultati durante il Black Friday 2024

Strategia B2B Black Friday

Per ottenere il massimo dal Black Friday nel B2B, è fondamentale adottare un approccio ben strutturato e personalizzato. Lanciare promozioni alla rinfusa non porta a nulla: ogni decisione deve essere ponderata sulle esigenze specifiche dei vostri clienti business. La chiave? Saper intercettare il loro ciclo d’acquisto, creando offerte mirate che vadano oltre lo sconto immediato e che portino valore aggiunto e beneficio a lungo termine.

Come massimizzare le vostre opportunità durante il Black Friday 2024?

  1. Segmentate e personalizzate. Il B2B vive di personalizzazione. Non tutti i clienti sono uguali: suddividere il pubblico in base a settore, dimensione aziendale o comportamento d’acquisto passato aiuta a creare comunicazioni mirate che aumentano il valore percepito e le vostre probabilità di conversione.
  2. Create un ecosistema di comunicazione. Non limitatevi a una sola newsletter. Pianificate una strategia di marketing multicanale: per portare risultati di qualità, email marketing, social media, landing page dedicate e contenuti mirati ad hoc per l’occasione devono lavorare in sinergia.
  3. Offrite un valore aggiunto. Piuttosto che semplici sconti, create offerte mirate che includano valore aggiunto come l’assistenza prolungata o le consulenze gratuite. Le aziende B2B sono disposte a spendere e investire quando si tratta di soluzioni che agevolano il proprio lavoro.
  4. Pensate a lungo termine. A differenza del mondo consumer, nel B2B l’acquisto non è impulsivo, perciò non fate l’errore di voler concedere sconti “lampo”. Offerte che durano nel tempo o promozioni attivabili anche dopo il Black Friday permettono agli acquirenti B2B di prendersi il tempo necessario per valutare l’acquisto senza pressioni.
  5. Monitorate e ottimizzate in tempo reale. Il Black Friday si evolve rapidamente, e lo stesso deve fare la vostra strategia. Monitorate costantemente l’andamento delle vostre campagne e intervenite qualora una promozione non stia performando come previsto.

Il Black Friday B2B 2024 rappresenta una ricorrenza straordinaria per tutte quelle aziende che desiderano costruire relazioni solide e durature. Non è solo una questione di offrire sconti e promozioni riservate, ma un’occasione per educare i vostri clienti, rafforzare la brand authority all’interno del settore e raggiungere i vostri obiettivi, specie nell’ultimo trimestre dell’anno (se volete approfondire abbiamo parlato di strategia e obiettivi Q4 proprio qui).

Vi starete chiedendo se esista un segreto per avere successo. La risposta è: assolutamente no.
L’unico suggerimento che però possiamo darvi in occasioni come il Black Friday è quello di pianificare con cura, personalizzare le vostre offerte e sfruttare le potenzialità del marketing digitale.

Birra zero: il successo tra nuove abitudini e strategie di marketing

Negli ultimi anni, la birra zero (o analcolica) ha conosciuto un successo sorprendente, trasformandosi da alternativa di nicchia a una delle principali scelte dei consumatori globali. Questo boom, inatteso per molti, è il risultato di una combinazione di cambiamenti nelle abitudini di consumo e di un marketing strategico che ha saputo intercettare e amplificare le tendenze emergenti. Che ci insegna una lezione: c’è sempre spazio per fare un po’ di rafforzamento di brand.

Le vendite: da fenomeno locale a trend globale

Il mercato globale delle birre analcoliche ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni: tra il 2021 e il 2022, nel solo mercato americano sono stati lanciati 72 nuovi marchi di prodotti alcol-free, con un incremento del 60% della domanda tra il luglio 2020 e il luglio 2021. Un segmento di mercato che ha raggiunto un valore stimato di 13 miliardi di dollari nel 2023, con una crescita annuale del 5% nei principali mercati mondiali.

Vediamo numeri molto simile anche all’interno dell’Unione Europea, dove la produzione di birra analcolica ha visto un incremento del 13,5% nel 2023, andandosi a ritagliare importanti percentuali in diversi mercati nazionali (in Spagna le birre zero coprono circa il 14% del consumo totale di birra pro capite).

E in Italia? Anche nel nostro Paese il consumo di birra analcolica è in forte espansione. Contro ogni aspettativa. E a dimostrarlo è anche una recente indagine di Assobirra, secondo la quale il 67% dei consumatori di birra ha dichiarato di aver provato birre “low/no alcohol”, e il 35% di loro le preferisce alle birre tradizionali. Un trend che riguarda tutte le fasce generazionali, con i Millennials, la Generazione Z e la Generazione X che si dividono equamente l’interesse per questa alternativa salutare.

Le ragioni del successo? Tra salute e gusto

Il successo della birra zero si spiega con diversi fattori legati al cambiamento delle abitudini di consumo. Un numero crescente di persone, soprattutto tra i giovani della Gen Z e i Millennial, sta riducendo l’assunzione di alcol per motivi di salute. Il movimento del “Dry January” e la crescente sensibilità verso i rischi dell’alcol, come dimostrato dalle normative più restrittive in paesi come Irlanda e Canada, hanno contribuito a questo cambiamento.
Inoltre, il miglioramento delle tecnologie produttive ha permesso di offrire birre analcoliche di alta qualità, con un gusto sempre più simile a quello delle birre tradizionali, rendendole un’alternativa appagante e credibile.

Il marketing come motore del successo

Ma può non esserci lo zampino del marketing in un tale successo?

Ovviamente anche qui il marketing ha avuto un ruolo chiave nel trasformare la birra zero in un successo globale. I grandi marchi di birra hanno saputo sfruttare questa tendenza in crescita per rafforzare il proprio brand, posizionando le versioni analcoliche come veicolo di innovazione e come strumento per entrare in mercati e contesti altrimenti preclusi ai prodotti alcolici.

Un esempio eclatante è la decisione di Heineken di investire milioni di dollari per promuovere la sua birra zero durante il Super Bowl, un evento di portata mondiale.
Altro esempio è quello di Corona Cero: AB Inbev ha lanciato la sua birra analcolica come bevanda ufficiale del più grande evento sportivo dell’anno: le Olimpiadi di Parigi.

Notate un fil rouge in queste strategie di marketing? Esatto: entrambe le multinazionali della produzione di bevande alcoliche hanno investito milioni di dollari di budget pubblicitario su eventi sportivi di portata internazionale. Come mai?

Perché gli eventi sportivi sono l’ultima frontiera della pubblicità per i brand di alcool: messi alla porta da regole stringenti contro la promozione del consumo di alcool durante i maggiori eventi sportivi, stanno rientrando dalla finestra usando le birre zero come testa d’ariete: così facendo promuovono una potentissima campagna di rafforzamento di brand anche là dove finora non potevano mostrare il proprio marchio.

Se vi state chiedendo quanta strategia ci deve essere dietro a una campagna di marketing (anche di portata più limitata rispetto a quanto fanno quotidianamente Heineken e AB InBev), andate a leggervi come lavoriamo noi sul brand.

3 strumenti di grafica “easy going” per marketer e professionisti

Catturare l’attenzione con contenuti visivi accattivanti è essenziale, ma non sempre si hanno il tempo o le competenze per utilizzare software o strumenti di grafica complessi come Illustrator.

La buona notizia? Oggi esistono strumenti pensati per semplificare il processo creativo, rendendo il design accessibile anche a chi non è un graphic designer esperto.
In questo articolo, vedremo insieme i tre migliori tool di design grafico che vi permetteranno di creare contenuti visivi in modo intuitivo e rapido, senza rinunciare alla professionalità.

1. Canva: il pioniere del design accessibile

Canva Dashboard

Partiamo proprio da lui.
Quando si parla di strumenti di grafica user-friendly, Canva è il primo nome che salta alla mente. Creato con l’obiettivo di rendere il design grafico accessibile a tutti, Canva è oggi uno degli strumenti di grafica che mette a disposizione degli utenti un’ampia gamma di modelli, elementi grafici e font, tutti in un unico luogo.

Che voi dobbiate creare una grafica per un post social, una presentazione aziendale, una brochure o un logo, Canva vi permette di partire da template professionali modificabili con un semplice drag and drop.

Il suo punto di forza?

La sua estrema facilità di utilizzo (e non a caso!). Anche chi non ha esperienza può ottenere risultati dall’aspetto professionale in pochi e semplici passaggi, anche con la versione free.
E se invece avete bisogno di accedere a funzionalità avanzate come la rimozione dello sfondo, il ridimensionamento automatico delle immagini e l’accesso a un archivio di foto, video e template di alta qualità, Canva Pro è la versione a pagamento che fa per voi.

2. VistaCreate: l’alternativa veloce e versatile per il design grafico

VistaCreate

Se Canva è il re indiscusso dei tool per il design grafico accessibile, VistaCreate (rebrand del vecchio e caro Crello) è la sua valida alternativa.
Perfetto per tutti coloro che cercano uno strumento grafico pratico e veloce: si tratta di una piattaforma dalle funzionalità simili a quelle proposte da Canva, ma che si distingue per la gestione eccellente dei contenuti animati, che la rendono particolarmente adatta per chi desidera realizzare video social o banner animati senza ricorrere a strumenti complessi.

VistaCreate è dotato di una libreria ricca di modelli animati, ideali per chi vuole dare movimento ai propri contenuti grafici in una manciata di clic.

La versione gratuita offre accesso a una selezione discreta di animazioni, mentre con la versione Pro è possibile sbloccare l’accesso ad una raccolta di effetti e risorse grafiche ancora più ampia.

3. Adobe Express: la potenza di Adobe a portata di clic

Adobe Exspress

Per i professionisti che invece desiderano la qualità garantita dal marchio Adobe, ma in una versione più snella rispetto ai software tradizionali, Adobe Express (ex Adobe Spark) rappresenta un’ottima opzione.

Questo tool permette di creare rapidamente grafiche, video brevi e contenuti di vario genere con una semplicità sorprendente, pur mantenendo l’alta qualità che contraddistingue i prodotti del marchio.

Adobe Express è particolarmente apprezzato per i contenuti destinati ai social media, con layout predefiniti e adattabili alle diverse esigenze e piattaforme. La sua integrazione con Creative Cloud lo rende inoltre ideale per chi ha già familiarità con l’ecosistema Adobe, permettendo anche l’accesso a risorse aggiuntive come Adobe Fonts e Adobe Stock.

Alcuni dei nostri consigli da tenere bene a mente per ottenere il massimo risultato

Sfruttare il più possibile i template grafici

Mai partire da zero se non è realmente necessario. I template sono un ottimo modo per risparmiare tempo e ottenere risultati professionali: basta poco per personalizzarli e adattarli allo stile grafico della vostra brand identity.

Organizzare il lavoro in cartelle

Se lavorate su più progetti, soprattutto in team, è bene scegliere un tool che vi permetta di organizzare i file e le risorse grafiche in cartelle ordinate, così da mantenere il flusso di lavoro snello, lineare e collaborativo.

Personalizzare i contenuti a seconda del canale o piattaforma utilizzati

Gli strumenti di grafica che abbiamo visto permettono tutti di adattare con facilità i contenuti per le diverse piattaforme, chi in modo gratuito e chi a pagamento. Nella scelta del tool, tenete presente quindi che ogni grafica è bene sia ottimizzata in base ai requisiti del canale di distribuzione, come dimensioni, formati e risoluzione.

Semplici da usare, versatili e spesso dotati di funzionalità avanzate, Canva, VistaCreate e Adobe Express possono aiutare a fare la differenza permettendo a marketer e professionisti di creare contenuti efficaci senza la necessità di un background da designer grafico.

La chiave del successo?
Saperli sfruttare al meglio, con una strategia chiara e attenzione ai dettagli, per comunicare in modo visivamente impattante e coerente con la propria visual identity.

Data Driven Strategy: quando i dati fanno la differenza

Un aumento del 20% nelle vendite e una riduzione del 30% dei costi di acquisizione: questi sono solo alcuni dei risultati tangibili che un approccio basato sui dati può generare nel marketing B2B.

In un settore come quello business, l’intuito imprenditoriale ha il suo ruolo, ma senza il supporto di dati concreti, si rischia di navigare a vista (se non di fare un buco nell’acqua). Una strategia di marketing guidata solo dall’istinto è infatti poco più di un azzardo.

Al contrario, una Data Driven Strategy consente di prendere decisioni aziendali e di marketing basate su informazioni reali, che consentono alle aziende di ottimizzare l’allocazione delle risorse e aumentare in modo significativo il proprio ritorno sull’investimento.

Perché i dati sono il pilastro del marketing

Ogni interazione che avviene online, ogni campagna pubblicitaria e ogni contatto con clienti e consumatori genera una mole inestimabile e preziosa di dati. Tuttavia, raccoglierli non è abbastanza: il vero valore risiede nella capacità di selezionare i dati giusti e trasformarli in azioni strategiche che portano risultati concreti.

Che cos’è la Data Driven Strategy

La Data Driven Strategy è una strategia, un approccio strategico che si fonda sull’utilizzo di dati accurati per orientare le decisioni strategiche aziendali. Non contempla quindi attività basate su supposizioni o intuizioni, ma fa parlare i numeri.
Questo permette di creare azioni strategiche di marketing su misura, migliorare l’efficacia operativa e ottenere maggiori e migliori risultati, più prevedibili e misurabili.

E la Business Intelligence?

La Business Intelligence (BI) è l’insieme di quei strumenti e metodologie che permettono invece di raccogliere, analizzare e trasformare i dati grezzi raccolti in informazioni utili, concrete. Attraverso tool BI, un’azienda può ottenere una visione dettagliata delle proprie performance, intercettare tendenze di mercato e scoprire nuove opportunità di crescita, garantendo così decisioni strategiche chiare basate su dati solidi e non dettati da istinto o mere supposizioni, specie in questo ultimo trimestre dell’anno.

La sfida? Selezionare solo i dati che realmente contano

Non tutti i dati possiedono però lo stesso valore: il punto cruciale è dunque non quanti dati raccogliere, ma quali. L’errore comune commesso spesso dalle aziende è quello di raccogliere montagne di dati senza sapere realmente quali siano quelli realmente rilevanti per la propria strategia. Ciò è controproducente: porta spesso a una paralisi analitica, dove l’eccesso di dati confonde piuttosto che portare a mappe strategiche realmente utili a guidare le proprie azioni. La vera sfida è quindi identificare i dati, ossia quelle informazioni che hanno un impatto diretto sulle vostre performance.

Nel B2B, ad esempio, alcuni degli indicatori chiave di performance (o KPI) includono:

  • Tasso di conversione dei lead: quanti dei potenziali clienti si trasformano in clienti in carne e ossa?
  • Customer Lifetime Value (CLV): qual è il valore economico di un cliente durante l’intera relazione con l’azienda?.
  • Costo di acquisizione cliente (CAC): quanto spendete per acquisire un nuovo cliente?

Concentrarsi esclusivamente su KPI specifici (quelli strategici per il raggiungimento dei vostri obiettivi di business) e sfruttare strumenti di BI per monitorarli regolarmente, vi permetterà di ottimizzare ogni fase della vostra strategia e di allocare le risorse dove contano davvero differenziando e targettizzando al meglio le attività di marketing.

Come la Data Driven Strategy rivoluziona il marketing aziendale

Nel B2B, personalizzare l’esperienza è fondamentale, e i dati sono lo strumento che vi consente di farlo su larga scala. Una Data Driven Strategy vi permette di creare campagne estremamente mirate, progettate per risuonare con i bisogni specifici di ciascun segmento di clientela.

Immaginate di poter analizzare i comportamenti d’acquisto e i dati di navigazione dei vostri clienti. Con queste informazioni, potete segmentare il pubblico in base a comportamenti specifici e offrire contenuti e promozioni personalizzate.

Il risultato? Maggiore rilevanza, più conversioni, lead in target e una customer experience ottimizzata. In poche parole, una strategia basata sui dati vi mette nella condizione di anticipare le tendenze di mercato. Potete intercettare cambiamenti nella domanda o scoprire nuovi segmenti di mercato prima della concorrenza, consentendovi di adattare rapidamente la vostra offerta.

L’approccio VStrategy

Partiamo sempre dall’analisi dei dati. Una comprensione profonda del contesto in cui opera la vostra azienda è la chiave per prendere decisioni di marketing che siano davvero efficaci.

Attraverso un’accurata Data Analysis e l’uso di strumenti avanzati di Marketing Analytics, analizziamo lo stato attuale delle vostre operazioni, identificando le opportunità di crescita e i punti deboli su cui intervenire. Solo dopo, con il supporto dei dati ottenuti, costruiamo strategie di marketing altamente personalizzate, che vi permettano di raggiungere i vostri obiettivi aziendali. Il nostro processo è di tipo collaborativo: lavoriamo fianco a fianco con i nostri clienti per garantire che ogni strategia sia implementabile e pronta a produrre risultati concreti per cui è stata pianificata.

Adottare dunque un approccio basato sui dati, vi permette non solo di massimizzare il vostro ritorno sull’investimento, ma di differenziarvi dai vostri competitor, offrendo ai vostri clienti ciò di cui hanno bisogno, quando e come ne hanno bisogno.

Volete scoprire come una Data Driven Strategy può fare la differenza per la vostra azienda?
Contattateci. Saremo felici di farvi conoscere di più sul nostro approccio al marketing.