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Tag: brand identity

Posizionamento aziendale: se i clienti non sanno perché scegliere te, hai un problema

Ti stai ancora chiedendo perché un buon posizionamento è alla base del successo aziendale?

Immagina di entrare in un negozio e vedere scaffali pieni di prodotti simili. È quello che succedeva a Apple negli anni novanta, quando era solo un altro marchio di computer tra tanti. Poi, con una strategia di posizionamento aziendale chiara e distintiva, ha rivoluzionato il mercato puntando su design, innovazione ed esperienza utente, diventando un’icona su scala globale.

Senza un motivo chiaro per scegliere un brand rispetto a un altro, su cosa baseresti la tua scelta? Probabilmente sul prezzo o sul caso.

Ecco, lo stesso vale per la tua azienda. Se non comunichi in modo chiaro perché i clienti dovrebbero sceglierti, stai lasciando spazio ai tuoi concorrenti.

I numeri lo confermano: senza un posizionamento aziendale forte, sei invisibile

Secondo una ricerca di Gartner le aziende con un forte brand positioning ottengono un incremento del 30% nell’engagement dei clienti e nella fidelizzazione.

Non basta avere un buon prodotto o servizio: se il tuo pubblico non sa cosa ti rende speciale, sceglierà qualcun altro.
Pensiamo a BlackBerry: un tempo leader nel settore della telefonia mobile, è ormai un brand di telefonia cellulare scomparsa (tanto che oggi non produce più cellulari ma si è trasformata in una software house). Il perché? Non ha saputo differenziarsi in un mercato sempre più dominato da concorrenti del calibro di Apple e Android.

Il Brand Positioning come leva di crescita

Per noi di VStrategy®, il Brand Positioning (o posizionamento di marca) è il punto di partenza per qualsiasi strategia di marketing vincente.

Un posizionamento di marca chiaro e coerente non solo rafforza l’identità del brand, ma influenza anche la pubblicità, il content marketing e le campagne digitali, assicurando che ogni messaggio all’interno di una strategia multicanale comunichi con precisione il valore e i tratti distintivi dell’azienda.

Non si tratta solo di un bel logo o di uno slogan accattivante, ma di creare un’identità forte e riconoscibile. Il tuo brand, la tua azienda deve raccontare una storia, trasmettere valori e offrire un’esperienza che lasci il segno.

Se un brand è percepito come unico e autorevole, diventa la scelta naturale per i clienti ideali. Il nostro obiettivo? Aiutarti a posizionarti in modo chiaro, senza ambiguità.

La soluzione: come costruiamo il tuo posizionamento

Per dare alla tua azienda il posizionamento aziendale forte e competitivo che merita, seguiamo un metodo collaudato basato su quattro elementi chiave, imprescindibili:

  • Analisi del mercato e dei competitor, individuiamo cosa ti rende unico e quali opportunità puoi sfruttare all’interno del tuo mercato.
  • Definizione della tua identità di marca, costruiamo un brand autentico, con un messaggio chiaro e coerente su tutti i canali utilizzati.
  • Strategia di comunicazione efficace, ti aiutiamo a raccontare la tua storia in modo coinvolgente e memorabile online ma anche offline attraverso i mezzi di comunicazione più tradizionali, come la cartellonistica stradale.
  • Esperienza del cliente ottimizzata, facciamo in modo che ogni punto di contatto con il tuo brand o azienda sia coerente e memorabile per il tuo target.

È ora di farti scegliere

Ricorda: se oggi la tua azienda non ha un’identità chiara e non comunica al mercato il suo valore, cosa la rende davvero unica, stai perdendo opportunità preziose.

Vuoi distinguerti sul mercato e diventare un punto di riferimento all’interno del tuo settore? Scopri come possiamo trasformare la tua azienda in un marchio forte, riconoscibile e irresistibile. Contattaci ora.

Promessa di valore: 3 esempi vincenti

La promessa di valore, o Unique Value Proposition, è ciò che distingue un brand da un altro e lo rende irresistibile. È molto più di un semplice slogan: è una dichiarazione potente che risponde ai bisogni reali dei vostri clienti, guidandoli verso la scelta del vostro prodotto o servizio.

In questo articolo esploreremo tre esempi concreti di UVP che hanno cambiato le regole del gioco, dimostrando come una proposta chiara e memorabile possa elevare un brand e renderlo protagonista del suo mercato.

1. Apple e l’invito a pensare fuori dagli schemi

Apple è il perfetto esempio di come una promessa di valore possa diventare una filosofia di vita. Con il suo celebre “Think Different”, il brand non parla semplicemente di tecnologia, ma di un’idea di innovazione che spinge le persone a vedere il mondo con occhi nuovi. Un messaggio che comunica libertà creativa, esclusività e uno status culturale che va oltre il prodotto stesso.

Apple non vende solo dispositivi, ma un’esperienza di trasformazione personale. La promessa di “pensare in modo diverso” si rivolge a chi vuole rompere le convenzioni e creare qualcosa di unico, posizionando Apple come leader globale nell’innovazione. Non sorprende che questa UVP sia universale e attraente per milioni di consumatori, che sentono di far parte di una comunità visionaria.

La UVP di Apple ha rafforzato il suo posizionamento come leader del settore, rendendo la sua proposta di valore immediatamente riconoscibile e universale e in grado di attrarre una clientela globale e sempre più fidelizzata.

2. Salesforce: la piattaforma che mette al centro le relazioni

Il celebre software CRM, leader nei servizi di marketing, vendita e analisi data-driven, ha definito una promessa di valore forte e distintiva con il messaggio: “We Bring Companies and Customers Together”.

Più che un semplice software CRM, Salesforce propone una soluzione completa per le relazioni aziendali che favorisce una connessione continua tra le aziende e i loro clienti. La promessa di valore di Salesforce si concentra sulla trasformazione delle relazioni: con la sua piattaforma, le aziende possono migliorare ogni fase dell’interazione con i clienti, dalla gestione delle vendite alla cura post-vendita. Salesforce non è solo un tool, è un sistema che aiuta le aziende a costruire relazioni autentiche e durature, creando valore a lungo termine per entrambi i lati.

Il suo approccio olistico ha posizionato Salesforce come il punto di riferimento nel settore del CRM, diventando il partner B2B ideale per aziende di tutte le dimensioni che desiderano ottimizzare l’esperienza del cliente e crescere in modo sostenibile. La sua UVP si traduce in ricerche mirate su termini come “CRM per aziende” o “software per la gestione dei clienti”, rendendo Salesforce altamente visibile per chi cerca soluzioni concrete per migliorare le proprie operazioni e relazioni con i clienti.

3. Cambiare il modo di vedere il mondo con Warby Parker

Warby Parker, azienda americana di riferimento nel settore degli occhiali da vista, ha rivoluzionato l’esperienza di acquisto con la sua potente promessa di valore: “We’ve Got Your Eyes Covered”.
Per l’azienda non si tratta solo di vendere occhiali di qualità a prezzi accessibili, ma di combinare il proprio business con una causa sociale molto importante: per ogni paio di occhiali venduto, ne viene donato un altro a chi ne ha bisogno.

La UVP di Warby Parker è potente non solo per la qualità e l’accessibilità dei suoi prodotti, ma soprattutto per il valore emotivo che offre. I suoi clienti non acquistano solo un paio di occhiali, ma partecipano a una missione globale, contribuendo a risolvere un problema reale: la mancanza di accesso a cure visive nei paesi in via di sviluppo.

Il messaggio di Warby Parker si allinea perfettamente con la crescente attenzione dei consumatori verso scelte etiche e responsabili, il che ha permesso all’azienda di emergere in un mercato affollato e attrarre una base di clienti giovane, sensibile e consapevole.

In tutti e tre gli esempi, la promessa di valore va oltre il semplice messaggio commerciale: è un impegno concreto che risponde a bisogni reali e crea un legame emotivo con il pubblico. Apple, Salesforce e Warby Parker ci insegnano che una proposta di valore memorabile deve essere chiara, autentica e radicata nei valori aziendali. Solo così può distinguersi davvero e lasciare il segno.

Se anche voi volete sviluppare una promessa di valore che faccia davvero la differenza per il vostro business, contattateci! Lo faremo insieme.

Branding e colori: 5 domande per una brand identity di successo

La palette colori rappresenta l’anima di un brand: ma come mai la scelta del colore è così determinante nella definizione di una brand identity efficace e funzionale?

Nel cercare di rispondere, abbiamo chiesto aiuto a uno dei nostri grafici e, in occasione della Giornata Mondiale del Colore di oggi, abbiamo stilato con lui la lista delle 5 domande chiave da porsi per lo sviluppo di una brand identity capace di cogliere nel segno.

Buona lettura!

Il marketing e i colori

Dal punto di vista comunicativo, i colori sono delle vere e proprie leve in grado di veicolare e diffondere al mercato messaggi ben precisi e creare con il pubblico profonde connessioni emotive.

I colori contribuiscono difatti a:

  • Differenziare il brand: la scelta di determinati colori piuttosto che altri conferisce alla vostra brand identity unicità e distintività.
  • Comunicare emozioni e sensazioni: da sempre, i colori hanno il potere di suscitare in chi osserva precise emozioni e sensazioni esperienziali.
  • Attirare l’attenzione: colori vivaci e brillanti aiutano a richiamare più facilmente l’attenzione di utenti e consumatori.
  • Influenzare le decisioni di acquisto: i colori possono intaccare anche il modo in cui il target e il mercato percepiscono il vostro marchio.

Per addentrarci ora nel vivo della questione, abbiamo fatto al nostro grafico una serie di domande e condensato di seguito le risposte salienti al fine di aiutarvi a comprendere l’incidenza e la centralità che i colori assumono nella vostra comunicazione.

5 domande per una brand identity di successo

Ecco le 5 domande strategiche per la scelta della color palette più idonea a riflettere la vostra identità aziendale:

1. Quali sono i sentimenti e i valori che il vostro brand vuole trasmettere?

Prima di procedere con la definizione della vostra identità di brand, fondamentale è capire bene quali sono i valori alla base del vostro marchio, al fine di optare per i colori più idonei a suscitare nei vostri buyer e clienti le giuste emozioni.

Ogni colore possiede infatti una propria personalità in grado, attraverso specifiche associazioni mentali, di evocare in chi osserva emozioni diverse, soggettive e persino contrastanti.

Secondo la psicologia del colore, infatti:

  • Il rosso è associato a passione, energia, amore. È un colore caldo e positivo e viene solitamente utilizzato per richiamare l’attenzione, ma anche il pericolo [non utilizzatelo dunque nelle vostre call-to-action, mi raccomando]; ricrea sensazioni immediate in chi osserva, spingendo all’azione (Un esempio emblematico? Il rosso Coca-Cola).
  • Il Nero è il colore per antonomasia dell’eleganza e del lusso. È utilizzato soprattutto da aziende che vogliono trasmettere qualità, potere, serietà e concretezza.
  • Il blu, nelle sue sfumature, è il colore che evoca calma, stabilità, fiducia e affidabilità. Proprio per questo, nel digitale, è il colore scelto dal comparto tecnologico e data driven (pensate al blu scuro di Samsung o all’azzurro di Intel).
  • Il giallo è il colore che sprizza gioia e buon umore da tutti i pori. Non a caso, è utilizzato per evocare ottimismo e allegria, trasmettendo energia e vitalità (Un esempio è il giallo McDonald’s).
  • Il verde è il colore della natura; è utilizzato perlopiù da brand e imprese che vogliono trasmettere valori legati all’ambiente e alla sostenibilità.
2. Quali sono le caratteristiche e i tratti distintivi del marchio che la vostra brand identity deve riflettere?

I colori scelti per la vostra color palette devono essere in grado di trasmettere appieno non solo i valori fondamentali del brand, ma anche la personalità del marchio, enfatizzando al meglio le sue doti distintive.

Non a caso, secondo molti studi come questo, la scelta dei colori inciderebbe per l’80% sulla riconoscibilità di un marchio.

3. I colori della vostra palette si integrano con coerenza a tutti gli elementi della brand identity?

Non è solo questione di colori più o meno giusti: è necessario considerare anche come questi si sposano con gli altri elementi della visual identity, come il logo, il font e il pittogramma o monogramma utilizzato.

Un utilizzo coerente e calibrato del colore rende infatti il marchio facilmente riconoscibile e memorabile agli occhi del mercato e dei vostri clienti.

4. I colori scelti sono declinabili su tutte le tipologie di supporti, piattaforme e formati utilizzati?

Cruciale, per una resa ottimale della color palette, è considerare anche la versatilità dei colori nelle svariate applicazioni. Alcuni colori possono non rendere bene su schermi digitali, in stampa o viceversa. L’importante è testare i colori in tutti i contesti in cui saranno utilizzati, inclusi i supporti fisici e digitali, al fine di garantire che mantengano la loro efficacia e funzionalità attrattiva.

5. La vostra palette colori differenzia il vostro brand dai concorrenti?

In ultimo, ma non per importanza, verificate che i colori scelti si distinguano dai vostri principali concorrenti e che siano effettivamente riconoscibili.

Ad esempio, potreste ricercare quali sono i colori predominanti per il vostro settore di riferimento e quali quelli utilizzati dai vostri competitor, onde evitare che il vostro marchio finisca per confondersi con quello di altri attori già presenti sul mercato.

La scelta della color palette più idonea a risaltare e distinguere la vostra identità aziendale non può prescindere dunque dal considerare elementi essenziali quali, i valori di brand, il mercato di riferimento, i colori utilizzati dai competitor e le associazioni mentali più frequenti.

Se volete dare quel tocco in più alla vostra identità aziendale e scoprire come far emergere l’anima distintiva del vostro brand, contattateci!

USP e UVP: qual è la differenza?

Cosa distingue la vostra azienda da una competitor? E cosa la rende unica?

Due concetti che sono anche elementi di marketing distintivi spesso confusi tra loro: la Unique Selling Proposition assieme alla Unique Value Proposition giocano un ruolo decisivo per il posizionamento e la riconoscibilità di un brand.

Entrambe devono essere definite in modo chiaro e inserite all’interno della vostra strategia di marketing e comunicazione.

Ma capiamo perché.

Unique Selling Proposition: partiamo dalla definizione


Fonte immagine

La USP – o proposta unica di vendita – consiste in quell’elemento differenziante e caratteristico che rende unici i vostri prodotti.
È Il tocco magico che definisce la loro l’inimitabilità.

Individuarla è semplice: basterà rispondere alla domanda “Perché i miei clienti dovrebbero scegliere il mio prodotto anziché quello della concorrenza?”.

Facciamo un esempio pratico.

Facciamo finta che la vostra azienda produca scarpe sportive: la vostra USP qui potrebbe essere data dal brevetto di una particolare tecnologia di ammortizzazione della suola o dal design ergonomico specifico pensato proprio per il benessere degli atleti.
Insomma, benefici che solo le vostre scarpe sono in grado di garantire.

Unique Selling Proposition: perché è importante

È davvero vitale definire la propria USP?
La risposta è sì.

Avere chiara la vostra proposta unica di vendita vi permetterà infatti di:

  • Godere di un buon posizionamento di mercato: una unique selling proposition particolarmente forte genera un’impressione più duratura nella mente dei consumatori. Quando l’elemento distintivo è comunicato dall’azienda in maniera chiara favorisce memorabilità e perciò i consumatori saranno più propensi a ricordare il vostro brand durante la ricerca di uno specifico prodotto.
  • Ridurre la sensibilità al prezzo: se l’elemento differenziante del prodotto è percepito forte e chiaro dai consumatori, essi saranno disposti a pagare un prezzo più alto rispetto alla concorrenza.
  • Orientare le scelte di acquisto: una USP ben definita semplifica il processo decisionale dei vostri clienti in quanto i consumatori avranno chiaro nell’immediato cosa rende speciale il vostro prodotto tanto da preferirlo a quello dei competitor.

Ma passiamo ora alla proposta unica di valore e a come questa si differenzia dalla USP.

Definire l’unicità di brand con la UVP

Fonte immagine: Pinterest

Partiamo dalla sua traduzione.

Dall’inglese Unique Value Proposition, l’acronimo UVP non indica altro che la proposta unica di valore, ossia la dichiarazione (o breve frase) che racchiude in sé i tratti unici ed esclusivi della vostra azienda.

La UVP si concentra sull’offerta di valore distintiva del brand che trascende le mere feature (o caratteristiche funzionali) dei suoi prodotti. Facendo leva sui valori del brand, essa tocca infatti delle corde decisamente più profonde, ossia quelle emozionali e percettive del consumatore.

La domanda alla quale risponde è “In che modo l’azienda contribuisce a migliorare la vita dei suoi clienti?”.

Proseguendo con l’esempio dell’azienda di scarpe fatto in precedenza, la UVP potrebbe essere data dall’esperienza unica, in termini di benefici o emozioni suscitate, che le scarpe sono in grado di offrire agli atleti e clienti che le utilizzano.

La UVP precede così la USP, ossia le specificità tecniche dei prodotti: l’impegno dell’azienda nel produrre scarpe di qualità con materiali riciclabili è il riflesso di uno dei suoi valori fondanti, ossia la sostenibilità ambientale. In questo senso, tutti i clienti che acquistano le sue scarpe condividono con lei tale ideale.

Ne è un esempio Patagonia.

L’azienda – produttrice di abbigliamento outdoor etico e sostenibile – è riuscita a costruire una base clienti solida e fedele allineando la sua proposta di valore (UVP) agli ideali del proprio target di riferimento e tenendo fede, in termini di produzione, alle proprie promesse fatte.

Scopo della proposta unica di valore è infatti permettere all’azienda di instaurare con i suoi consumatori un legame profondo tale da far percepire il valore aggiunto del vostro brand che va ben oltre la funzionalità dei suoi prodotti.

USP e UVP: alcuni vantaggi

Ecco alcuni dei benefici derivanti dalla corretta definizione di USP e UVP:

  • Differenziazione: la USP supporta l’unicità del vostro prodotto, attirando l’attenzione e favorendone il riconoscimento.
  • Ottimizzazione della strategia di marketing: USP e UVP sono essenziali per orientare le vostre attività di marketing attraverso una comunicazione coerente e mirata che permetta di raggiungere il giusto target di riferimento.
  • Connessione empatica con il target: la UVP, facendo leva sull’asset valoriale del brand, permette all’azienda di dar vita a un legame emotivo contribuendo a rendere unica l’esperienza del cliente.
  • Fiducia: entrambe promuovono l’acquisto ripetuto nel tempo e dunque la fidelizzazione.
  • Incremento delle vendite: l’elemento differenziante e la proposta di valore, se ben definite, fanno sì che il pubblico percepisca il prodotto come soluzione specifica ai suoi problemi e in grado di aggiungere valore alla sua esperienza determinando un aumento delle vendite.
  • Coerenza e riconoscibilità del marchio: USP e UVP contribuiscono a consolidare identità e posizionamento del brand nella mente dei suoi consumatori.

Se avete dubbi o siete alla ricerca di una strategia di marketing in grado di valorizzare al meglio la vostra proposta di valore, contattateci! Saremo più che felici di aiutarvi 😉

Dal branding al blanding: dove sono finiti i loghi in corsivo?

Colori pop, font sans serif, scritte sgargianti e caratteri retrò: fin dove può spingersi il restyling di un logo?
Accade sempre più spesso che molti marchi scelgano di abbandonare il corsivo e restaurare il proprio logo per renderlo graficamente “più semplice”.
Ma per quale motivo?

Una tendenza piuttosto comune: il blanding

Partiamo dalla sua definizione.

Il blanding – crasi di bland (dall’inglese banale) e branding – è un termine coniato (scherzosamente) per definire la tendenza secondo la quale brand e aziende semplificherebbero il proprio logo eliminando font serif e caratteri decorativi.

E i big dell’high-tech ne sanno qualcosa.

Già da qualche anno, infatti, Google, Airbnb e molti altri hanno cavalcato l’onda di questo trend rendendo i loro loghi più semplici grazie ad uno stile lineare e minimalista, senza grazie né goffrature.

Per quanto però questa semplificazione favorisca maggiore chiarezza e leggibilità, specie sulle piattaforme digitali, in molti temono che tale tendenza possa giocare a sfavore dell’unicità e riconoscibilità del marchio.

Ma passiamo a un esempio più concreto.

Il re-blanding di Johnson&Johnson

Il brand farmaceutico ha di recente deciso di regalarsi una nuova veste grafica, abbandonando lo storico logo che, per ben 135 anni, ha riportato la firma del suo co-fondatore, James Wood Johnson.
In termini di branding, il design calligrafico introdotto nel lontano 1887 ha rappresentato un tratto distintivo, divenendo nel tempo sinonimo di garanzia e affidabilità.

Il restyling

Il nuovo logo – disegnato dalla Wolff Olins, agenzia londinese specializzata in corporate identity – abbandona il tipico carattere corsivo abbracciando un’estetica decisamente più fresca, giovane e pulita.

E non sono mancate le critiche.

Secondo alcuni addetti ai lavori, il nuovo logo sembra mancare di personalità (e identità), in quanto viene meno il carattere distintivo che da sempre ha contraddistinto il marchio sin dalla sua nascita: la firma del suo co-fondatore.

Lo stile minimal dato dal font bastoni rende infatti il logo uguale agli altri, quasi come se l’autenticità fosse stata sacrificata in nome di una maggior semplicità.

Blanding: questione estetica o di riposizionamento?

Quali possono essere dunque le motivazioni che spingerebbero i brand ad assecondare tale tendenza e abbandonare il corsivo?

Alcuni sostengono che la scomparsa del corsivo sia dovuta alla sua incomprensibilità: sebbene siano di più coloro che “lo parlano”, sembra che le nuove generazioni abbiano seria difficoltà a leggerlo. E non è un caso dal momento che il corsivo sarebbe stato escluso da alcuni sistemi di insegnamento scolastici statunitensi.

Ciò avrebbe portato alcuni brand, specie quelli più in voga tra i giovani, a rivedere i propri loghi nel tentativo di avvicinare il brand alle nuove generazioni di consumatori.
Ma non è questo il caso di Johnson&Johnson.
Sì perché il restyling del logo non risponde a mere esigenze “markettare” (passateci il termine) o di target, ma asseconda la necessità ben più evidente dell’azienda di riposizionarsi sul mercato incentrando il proprio core business sull’innovazione medico-farmaceutica.

Il brand ha deciso infatti di abbandonare il settore della Consumer Health di cui si occuperà invece il brand Kenvue, spin-out di J&J.

Dal packaging alle piattaforme online, la semplificazione operata a livello grafico risponde ovviamente anche all’esigenza del marchio di rendersi comprensibile al maggior numero di persone. Se ci fate caso, anche l’ampersand (ovvero la cosiddetta E commerciale “&”) è cambiata: mentre prima era scritta a mano, stilizzata (e quasi irriconoscibile), nel nuovo logo acquista invece piena leggibilità.

Tutte queste scelte, seppur molto criticate, riflettono appieno quello che è l’intento aziendale di J&J: l’abbandono del corsivo permette infatti al nuovo logo di “svecchiare” l’immagine aziendale, rendendola sicuramente più attraente e in linea con il settore medico-farmaceutico di riferimento.

Hai bisogno di un logo che esprima al meglio l’identità della tua azienda
e che solletichi la fantasia dei tuoi clienti?
Contattaci! Saremo felici di aiutarti!

Attrarre nuovi lead grazie alla gamification

C’è un modo per aumentare l’intrattenimento e rendere al contempo giocoso il marketing?
Sì: c’è e si chiama Gamification.

Alcuni dei suoi (molti) vantaggi?
Non solo è in grado di richiamare l’attenzione di molti utenti, ma riesce anche a aumentare le probabilità di conversione.

Ma cos’è la gamification?
In breve: l’utilizzo di attività e dinamiche ludiche immersive e coinvolgenti.
Ma meglio continuare a leggere per saperne di più.

Catturare l’attenzione dei vostri avatar buyer (alias buyer persona), coinvolgendoli in un funnel su misura e di valore, è infatti il primo passo per aumentare il numero e la qualità dei vostri lead.
E in questo, la gamification sa bene il fatto suo.

Ma cosa si intende per gamification e quali sono i vantaggi che è in grado di apportare?

I vantaggi del gamification marketing


Fonte

Il termine gamification, applicato al marketing, prevede l’utilizzo di trigger e dinamiche di gioco al fine di incoraggiare gli utenti a compiere specifiche azioni online come compilare un semplice form contatto o richiedere un preventivo.

Creare esperienze ludiche ad alto tasso di coinvolgimento può permettervi di:

  • conoscere meglio la vostra target audience;
  • favorire e migliorare notorietà, brand awareness e user experience;
  • proporre promozioni personalizzate;
  • fidelizzare la vostra customer base per attività diup e cross selling;
  • imprimere il vostro brand nella memoria dei vostri utenti.

Il quiz

Dalle landing page ai social media: i modi per generare lead sfruttando il potere della gamification sono davvero tanti. Fondamentale sarà la vostra capacità di accendere nei vostri utenti la miccia dell’interesse in modo inaspettato e creativo.

Facciamo un esempio: immaginate di aver creato una guida esplicativa di un vostro prodotto e di averla inserita sul vostro sito web, ma nonostante il numero di utenti che visitano ogni giorno la vostra pagina, nessuno la scarica o compila il form di contatto per saperne di più.

Una soluzione potrebbe essere quella di stimolare l’interesse del vostro pubblico mettendolo alla prova. Come? Grazie a un quiz interattivo con cui gli utenti possano mettersi in gioco e testare quanto ne sanno sui vostri prodotti o sul brand.

Qualche esempio concreto

Se la vostra azienda vende prodotti, il quiz può rivelarsi una valida soluzione per acquisire richieste, consentendovi di ottenere informazioni su ciò che i vostri potenziali clienti si aspettano da essi e sfruttarle per segmentare le vostre liste.

Risposte a domande del tipo “Quante volte a giorno utilizzi il prodotto x?“, “Hai già provato i prodotti x e y?” o “Quali sono i problemi che vorresti risolvere grazie al prodotto y?” possono permettervi di personalizzare al meglio la vostra offerta e, con essa, anche il modo in cui il vostro brand viene percepito dal pubblico (comunicazione, pricing ecc.).

Un esempio è quello del test proposto da Cuure, startup francese che offre prodotti di integrazione 100% personalizzabili in base alle esigenze dei suoi consumatori.


Fonte

Terminato il test, l’utente, in base alle risposte date, otterrà il proprio piano di integrazione personalizzato.

Le dinamiche di gamification, oltre ad attrarre nuovi lead, permettono inoltre di migliorare la user experience in maniera ludica e coinvolgente, favorendo la memorabilità del brand.

In questo senso, Adobe – la nota software house di video e grafica digitale – ha creato My Creative Type, una piattaforma rivolta al mondo dei creativi che, attraverso una serie di domande e video grafici, permette loro di scoprire la propria personalità e attitudine creativa.

Al termine del quiz, l’utente può scoprire se la sua personalità è Dreamer, Thinker o Producer.

Le metodologie di gioco e le domande utilizzabili per richiamare l’attenzione degli utenti e coinvolgerli dipendono dall’azienda, dai suoi obiettivi e dalle azioni che essa intende far compiere ai propri utenti.

Suscitare curiosità e interesse nel vostro brand utilizzando tali dinamiche può rivelarsi davvero un ottimo modo di attrarre nuovi lead e non solo.

È bene però ricordarsi di farlo in maniera intelligente, senza stressare l’utente con un’eccessiva richiesta di dati, onde evitare di far calare in modo drastico l’asticella dell’interesse e spingerlo ad abbandonare la pagina.

Hai bisogno di una strategia di lead generation ad hoc per la tua azienda? Contattaci!

Digital Marketing B2B: tre tendenze per il nuovo anno

Il panorama business-to-business è in continua evoluzione.

Artificial Intelligence, cookie policy, privacy dei dati – per citarne alcune: per un’azienda, rispondere e adeguarsi al cambiamento non è mai semplice, specie se si tiene conto della complessità dello scenario socioeconomico attuale.

È indispensabile, perciò, che le nuove strategie di marketing B2B riflettano e assecondino tale cambiamento al fine di favorire crescita e innovazione.

Ma vediamo insieme quali sono le principali tendenze del digital marketing B2B su cui puntare per performare meglio nel 2024.

In tre parole: fate marketing personalizzato

Lo avrete sicuramente già notato nel corso del 2023 (e il nuovo anno non sarà da meno): la personalizzazione è la chiave per strategie di marketing B2B autentiche e di successo.

Rendere la vostra comunicazione autentica e di valore agli occhi della vostra audience, vi consentirà di raggiungere, nel nuovo anno, obiettivi di consapevolezza e autorità di brand maggiori.

Dalle newsletter al vostro sito web, fare marketing personalizzato è infatti il miglior modo per conquistare e coltivare i vostri clienti attuali.

Proponete loro contenuti come:

  • annunci mirati e personalizzati (anche in base alla posizione geografica dei vostri clienti);
  • contenuti e spunti social accattivanti;
  • landing page in linea con gli specifici interessi dei vostri segmenti target;
  • contenuti web dinamici e interattivi.

Abbracciate il marketing AI sì, ma con cautela

Dall’automazione delle e-mail alle campagne di advertising, passando per i chatbot: l’intelligenza generativa è uno strumento capace di dare uno slancio più che significativo anche al marketing B2B. Secondo Forrester, nel corso del 2024, ben il 60% degli scettici apprezzerà i vantaggi derivanti dall’utilizzo della genAI.

Grazie alle sue infinite potenzialità sarà infatti sempre più possibile per le aziende:

  • migliorare e personalizzare l’esperienza di marca, facendo sentire i clienti ascoltati;
  • creare solide relazioni brand-cliente;
  • fidelizzare la customer base;
  • aumentare le probabilità di conversione.

E non solo.

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale può essere di grande aiuto a brand e professionisti di marketing per ottenere un’analisi dati di qualità da utilizzare al fine di ottimizzare le proprie strategie di web e digital advertising.

Purtroppo, però, non è tutto oro quello che luccica.

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel marketing porta con sé, infatti, non solo opportunità, ma talvolta anche rischi e perplessità.
Ben il 59% dei professionisti di marketing B2B, secondo Forbes, risulta preoccupato dalla qualità delle risorse generate dall’intelligenza artificiale stessa, nonché per questioni relative alla privacy e sicurezza dei dati.

Quindi, va bene sfruttare la potenza della genAI per migliorare la qualità dei vostri contenuti e strumenti di marketing, ma ancora meglio se utilizzata con cautela e affidandovi ai giusti professionisti.

Create esperienze immersive e coinvolgenti

Come anticipato, la personalizzazione può riguardare (anzi, è bene che lo faccia) ogni singolo aspetto o canale della vostra comunicazione aziendale.

Offrire a vostri clienti contenuti interattivi come quiz, programmi fedeltà o sondaggi – interessanti e coinvolgenti – è senz’altro un modo originale e risaputo per aumentare engagement e conversion rate e continuerà ad esserlo anche per il prossimo anno.

Potreste integrare all’interno della vostra nuova strategia programmi e contenuti esclusivi che sfruttino le dinamiche di gamification, istituendo punti fedeltà che riconoscano e premino il comportamento attivo dei vostri clienti e consumatori.

Pensate, ad esempio, a un contenuto video: quali benefici può avere per il vostro target?
Un video dimostrativo di prodotto può sicuramente contribuire a spiegare qual è il suo utilizzo corretto, evitando così eventuali problemi o reclami.

Grazie a contenuti video di qualità è possibile infatti:

  • aumentare la visibilità del marchio;
  • intercettare e rendere partecipi i vostri buyer.

Contenuti interattivi permettono dunque anche agli acquirenti B2B di mostrare interesse attivo nei confronti del vostro brand, nonché dei prodotti e servizi che offrite, con un notevole ritorno in termini di visibilità e brand loyalty.

Hai bisogno di una strategia di digital marketing che tenga fede ai tuoi buoni propositi di business per il nuovo anno? Contattaci, insieme troveremo la soluzione di marketing su misura per te!

Il “ciaone” di Mailchimp alle piccole aziende

Dall’“Empower the underdog” al nuovo piano gratuito: così Mailchimp esclude le piccole realtà dall’utilizzo della sua piattaforma.

Da anni ormai Mailchimp si è affermato come il brand n.1 nell’email marketing e delle automazioni. Ha letteralmente spopolato tra le piccole attività, ma oggi, dopo la sua acquisizione da Intuit sembra aver dimenticato il suo motto iniziale: “Empower the underdog” (“Dai potere agli sfavoriti”).

Anzi, Mailchimp sta proprio salutando le micro realtà con un significativo ridimensionamento del piano gratuito: gli indirizzi gestibili passano da 2000 a 500. Una riduzione drastica che esclude la maggior parte di piccole realtà che contavano sull’ utilizzo gratuito della piattaforma per il loro email marketing.

Un cambiamento in essere già da qualche tempo per i nuovi sottoscrittori, ma che consentiva a chi aveva fatto l’iscrizione da maggio 2019 di continuare a beneficiare gratuitamente della gestione di 2000 indirizzi.

È stato bello finché è durato. Da qualche mese Mailchimp ha richiesto anche a questi clienti di adeguarsi al nuovo piano ridimensionando il loro numero di contatti o acquistando un piano a pagamento. Il tutto entro il 10 marzo.

I risultati? Migliaia di account bloccati e di aziende ferme sulla fatidica domanda: «riduco i miei contatti a 500 indirizzi, passo a un’altra piattaforma o pago mailchimp?».

I 5 consigli VStrategy per le aziende che si stanno interrogando sul da farsi:

  1. Parti dal numero dei tuoi contatti.

È ovvio che se stai gestendo 1700 indirizzi non sarà possibile ridimensionarli a 500, ma se i tuoi contatti sono 750-800 puoi farci un pensierino. Ricorda infatti che nel conteggio Mailchimp non valuta solo gli attivi ma anche i disiscritti: fai un controllo, magari eliminando i tuoi disiscritti puoi riuscire a rientrare nel conteggio.

  1. Approfittane per una bella pulizia.

Da quanto tempo non diventi Marie Kondo per la tua mailing list? Valuta di disiscrivere dal tuo indirizzario chi non apre mai (o quasi) le tue mail, chi non clicca mai su ciò che proponi. I vantaggi? Tassi più alti (e più realistici) di apertura, e una lista alleggerita. Prima di farlo però prova ad attirare l’attenzione con un messaggio incisivo, del tipo: “Tutto ok?”.

  1. Non aver paura di cambiare.

È possibile passare da un ESP (Email Service Provider) all’altro trasferendo tutti i dati con una migrazione che può impiegare circa 30 giorni. Non preoccuparti: potrai impostare le tue campagne e continuare con l’email marketing fin da subito! E se vorrai regalare completa trasparenza ai tuoi clienti, racconta del tuo cambiamento, così capiranno se qualcosa gli sembrerà diverso.

  1. Metti nero su bianco cosa vuoi dal tuo strumento di email marketing.

Ogni azienda è unica e ci sta che abbia esigenze particolari che non tutte le piattaforme possono soddisfare. Si parla, per esempio, delle potenzialità del prodotto, della percentuale di personalizzazione, dell’efficacia di automazione, della flessibilità dei prezzi per le piccole aziende e della reattività di un servizio clienti. Scegli il tuo ESP una volta stabilite le tue priorità: solo così potrai essere soddisfatto al 100%.

  1. Se senti di non aver tutti gli strumenti e/o il tempo per le giuste valutazioni, fatti aiutare.

Ci sono fior fiore di agenzie che con l’email marketing ci lavorano e si specializzano tutti i giorni. Per questo scegliere di affidarsi a dei professionisti è una validissima opzione se stai optando per una scelta davvero accurata. La cosa importante? Scegliere un’agenzia marketing di cui fidarsi.

Se hai una curiosità, se stai valutando altre piattaforme di automation marketing ma non sai quale scegliere, o hai altre domande, contattaci! Ti risponderemo entro 24 ore.