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Gennaio 26, 2024

Dal branding al blanding: dove sono finiti i loghi in corsivo?

Colori pop, font sans serif, scritte sgargianti e caratteri retrò: fin dove può spingersi il restyling di un logo?
Accade sempre più spesso che molti marchi scelgano di abbandonare il corsivo e restaurare il proprio logo per renderlo graficamente “più semplice”.
Ma per quale motivo?

Una tendenza piuttosto comune: il blanding

Partiamo dalla sua definizione.

Il blanding – crasi di bland (dall’inglese banale) e branding – è un termine coniato (scherzosamente) per definire la tendenza secondo la quale brand e aziende semplificherebbero il proprio logo eliminando font serif e caratteri decorativi.

E i big dell’high-tech ne sanno qualcosa.

Già da qualche anno, infatti, Google, Airbnb e molti altri hanno cavalcato l’onda di questo trend rendendo i loro loghi più semplici grazie ad uno stile lineare e minimalista, senza grazie né goffrature.

Per quanto però questa semplificazione favorisca maggiore chiarezza e leggibilità, specie sulle piattaforme digitali, in molti temono che tale tendenza possa giocare a sfavore dell’unicità e riconoscibilità del marchio.

Ma passiamo a un esempio più concreto.

Il re-blanding di Johnson&Johnson

Il brand farmaceutico ha di recente deciso di regalarsi una nuova veste grafica, abbandonando lo storico logo che, per ben 135 anni, ha riportato la firma del suo co-fondatore, James Wood Johnson.
In termini di branding, il design calligrafico introdotto nel lontano 1887 ha rappresentato un tratto distintivo, divenendo nel tempo sinonimo di garanzia e affidabilità.

Il restyling

Il nuovo logo – disegnato dalla Wolff Olins, agenzia londinese specializzata in corporate identity – abbandona il tipico carattere corsivo abbracciando un’estetica decisamente più fresca, giovane e pulita.

E non sono mancate le critiche.

Secondo alcuni addetti ai lavori, il nuovo logo sembra mancare di personalità (e identità), in quanto viene meno il carattere distintivo che da sempre ha contraddistinto il marchio sin dalla sua nascita: la firma del suo co-fondatore.

Lo stile minimal dato dal font bastoni rende infatti il logo uguale agli altri, quasi come se l’autenticità fosse stata sacrificata in nome di una maggior semplicità.

Blanding: questione estetica o di riposizionamento?

Quali possono essere dunque le motivazioni che spingerebbero i brand ad assecondare tale tendenza e abbandonare il corsivo?

Alcuni sostengono che la scomparsa del corsivo sia dovuta alla sua incomprensibilità: sebbene siano di più coloro che “lo parlano”, sembra che le nuove generazioni abbiano seria difficoltà a leggerlo. E non è un caso dal momento che il corsivo sarebbe stato escluso da alcuni sistemi di insegnamento scolastici statunitensi.

Ciò avrebbe portato alcuni brand, specie quelli più in voga tra i giovani, a rivedere i propri loghi nel tentativo di avvicinare il brand alle nuove generazioni di consumatori.
Ma non è questo il caso di Johnson&Johnson.
Sì perché il restyling del logo non risponde a mere esigenze “markettare” (passateci il termine) o di target, ma asseconda la necessità ben più evidente dell’azienda di riposizionarsi sul mercato incentrando il proprio core business sull’innovazione medico-farmaceutica.

Il brand ha deciso infatti di abbandonare il settore della Consumer Health di cui si occuperà invece il brand Kenvue, spin-out di J&J.

Dal packaging alle piattaforme online, la semplificazione operata a livello grafico risponde ovviamente anche all’esigenza del marchio di rendersi comprensibile al maggior numero di persone. Se ci fate caso, anche l’ampersand (ovvero la cosiddetta E commerciale “&”) è cambiata: mentre prima era scritta a mano, stilizzata (e quasi irriconoscibile), nel nuovo logo acquista invece piena leggibilità.

Tutte queste scelte, seppur molto criticate, riflettono appieno quello che è l’intento aziendale di J&J: l’abbandono del corsivo permette infatti al nuovo logo di “svecchiare” l’immagine aziendale, rendendola sicuramente più attraente e in linea con il settore medico-farmaceutico di riferimento.

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