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Autore: VStrategy

E tu sai a chi rivolgerti?

La campagna non è andata come avevi previsto.

Pochi contatti, poche conversioni, d’altro canto, “i tuoi” hanno fatto tutto come da programma, il piano operativo è stato seguito in maniera pedissequa e si è tenuto ovviamente conto dei cambiamenti che stanno avvenendo sulle varie piattaforme. Forse è proprio questo il punto. Hanno basato il processo sul “come” funzionano le piattaforme. Forse perché oggi sono più i professionisti che si occupano del loro funzionamento tecnico piuttosto che del passaggio che dovrebbe avvenire prima: la messa a punto di una valida strategia. Sempre molto duttile eh, perché poi bisogna adattarla al piano operativo, pieno di unità di misura, che detto fra noi sono anche espresse molto spesso in lingua incomprensibile, che apparentemente elevano chi le pronuncia.

Quindi, che cosa potrà essere successo?

Pochi giorni fa ho pranzato (finalmente siamo gialli) con un mio amico imprenditore, il suo team ha ideato e collaudato un utensile che ora sarebbe pronto per la fase più eccitante, il posizionamento del prodotto sul mercato. Non potendo scendere in ulteriori dettagli, la domanda che mi è sorta spontanea: “bello! E, a chi ti rivolgerai?”

Mi guarda come se gli avessi detto la più grande fesseria della giornata e per tutta risposta lui: “A tutti è ovvio!La legge dei grandi numeri non vale più? Se mi rivolgo a “n” persone otterrò il risultato “x”, quantomeno mi ci avvicinerò sicuramente”.  Credimi, ci mancava la linguaccia alla fine.

Beh, la risposta è no, o meglio non più come una volta.

Fai un breve excursus della tua giornata di ieri.

Sveglia, routine mattutina, aggiungi un pizzico di fretta, lavoro, pausa pranzo (se l’hai fatta), lavoro, casa con figli, o cane, o magari entrambi, cena, divano, forse, good night. Se fosse stata una maratona, qual era la velocità di crociera? Altina eh.

Ecco dunque, i due fattori principali che stanno rendendo la legge dei grandi numeri sempre più grande e meno legge, la nostra giornata molto impegnata e il continuo bombardamento che subiamo ormai da anni, da tutti i tipi di azienda che pubblicizzano su qualsiasi piattaforma i loro servizi o i loro prodotti.

Siamo pieni.

Siamo pieni di tutto e di più. Tutto è a portata di click o di tap. Come puoi pretendere che la legge dei grandi numeri ti sia ancora così favorevole?!

La tua nicchia, è il segreto, è il punto di partenza e il punto di arrivo.

E, gli effetti che avrai per aver convogliato risorse, tempo ed energie per rivolgerti solo alla tua nicchia saranno strabilianti oltre che aver risparmiato risorse, tempo ed energie al contrario spese per esserti rivolto al mondo intero.

La tua nicchia sarà in grado di apprezzare veramente il tuo prodotto/servizio e sarà felice di farti la miglior pubblicità.

I competitor

I protagonisti dei sogni ospitati dai più competitivi. Smetti di sognarli, perché i competitor rappresentano invece una sorta di strana bussola che non indica proprio il Nord, ti indirizza più verso qualcosa di proficuo per te e la tua azienda.

Infatti, non devi fare ciò che fanno gli altri.

Pensaci, che cosa significa essere competitor, o in italiano, concorrente?

Il competitor è colui o colei che ha delle caratteristiche comuni alle tue, ad esempio: per le dimensioni aziendali, per i prodotti o servizi offerti, per target di clienti.

Viene da sé dedurre che più farai in modo di conformarti alla concorrenza, più attuerai le stesse strategie di marketing, insomma più farai come gli altri, meno sarai visibile.

Siamo tutti diversi, abbiamo alle spalle esperienze uniche che ci differenziano, la nostra voce se autentica è solo nostra. E, il nostro modo di fare lo trasmettiamo anche quando siamo a lavoro e quindi diventa unico anche il nostro modo di lavorare, di fare impresa. È la cosa più bella e più evidente.

Certo nel mercato ti troverai sempre in competizione con qualcun altro, basta pensare alle (quasi) infinite varietà di uno stesso prodotto venduto da Marchi differenti. Il punto è, se farai venir fuori la tua unicità avrai sempre meno competitor, o meglio avrai meno caratteristiche che ti faranno vivere la concorrenza.

Non avere paura dei tuoi competitors, guardali, all’occorrenza e dalla giusta prospettiva.

I competitor “usali”, studiali come argomento propedeutico e fondamentale al completamento dell’analisi di mercato. Perché a questo servono. Ti possono dare feedback importanti, ad esempio, di quale sia una possibile direzione da verificare, un possibile cambiamento, possono dare spunti per fare un lavoro diverso, sono quindi, fonte di arricchimento.

Il focus è sempre rivolto verso il tuo percorso, i tuoi obiettivi e i tuoi traguardi.

Sito web, e-commerce, social network… e tu da che parte vai?

Oggi non sei nessuno se non hai un sito web, una pagina Facebook, una pagina Instagram, se non sei presente in Pinterest, Twitter, TokTok, se non hai un invito per Clubhouse (ultima tendenza – aprile 2020).

Eh sì, sono tanti, diciamo che è stata una delle più grosse novità che ha portato il nuovo millennio.

Comunque, puoi stare tranquillo, se non sei così presente nel “mondo” di internet, vali allo stesso modo, il peggio che può succederti è che non hai ancora degnato il mondo di internet della tua presenza. Il punto e la risposta sono quindi: dipende.

Dipende da una serie di approfondimenti di tematiche aziendali, le tue. La tua azienda ha una propria identità come te che ne sei il fondatore o il gestore. Prima di sparare a zero sentenze del tipo: “non sei al passo coi tempi, piuttosto che, bravo vai in controtendenza, tieni all’anonimato, fai le cose alla vecchia maniera etc”, facciamoci le domande giuste: “qual è la strategia aziendale? Qual è la tua strategia?” perché solo questi temi ci diranno se è meglio avere o non avere il sito web, e con il sito web, la newsletter, l’e-commerce etc. Lo stesso vale per le pagine social.

Di seguito riporterò alcune domande le cui risposte ti chiariranno un po’ le idee.

  1. Qual è la tua territorialità?
  2. A chi ti rivolgi? Qual è il tuo pubblico? Chi sono i tuoi clienti?
  3. Dove è presente il tuo pubblico? Su Facebook? Su Instagram? Su.. etc?
  4. Come ti conoscono i tuoi clienti?
  5. Come ti riconoscono i tuoi clienti?
  6. Qual è la tua strategia aziendale?
  7. E i tuoi competitor?

Le cose più succulente a me piace lasciarle per ultime, come quando da bambino mi capitava di mangiare la pizza wurstel pomodoro e mozzarella. Scartavo apparentemente sul piatto tutti i wurstel per poi gustarli alla fine.

Digressioni di cibo a parte, i competitor sono un ottimo ago per la bilancia che soppesa la maniera in cui dovremmo essere presenti nell’ambiente digitale. Non intendo, fai ciò che fa la massa, anzi. Dico solo prendi spunto e cerca di capire al meglio le dinamiche di mercato che si sono instaurate con l’era digital. In questo i competitor, appunto, sono di grande aiuto, grazie ad una buona analisi (oggettiva, ovvio), riuscirai a capire cosa è meglio fare per la tua impresa e anche come far crescere il divario creato fra te e i tuoi competitor.

Riprendendo le domande di cui sopra, so che è scontato, ma è di fondamentale importanza essere il più oggettivi possibile (più che altro per la 4, la 5 e la 6), è nota la fatica di esserlo quando si parla di sé stessi o di una cosa che si è creato.

  1. Ad esempio, se la tua azienda lavora a livello locale, anzitutto, i competitor che devi guardare non sono le multinazionali presenti in ogni angolo del territorio nazionale, sono quelli che come te si sono fatti un nome a livello locale e hanno clienti circoscritti nella provincia. È uno dei caratteri che andrà a definire il tuo pubblico.
  2. Alla “indovina chi”: il mio cliente non ha la barba, porta gli occhiali, ha gli occhi verdi, è una donna ed ha i capelli lunghi. Alla “buyer personas” – letteralmente: persone acquirente – sia per quelle attuali che per quelle desiderata: ha famiglia, ha dei figli, ha la casa di proprietà, lavora come dipendente pubblico, ha un tenore di vita medio/alto, è alla mano, per lo più positivo etc. Importante perché sai come e quando raggiungerli, come in senso di marketing, come fai a raggiungerli più efficacemente.
  3. Nel tuo raggio di conoscenze hai assunto un freelance che ti gestisce la pagina Facebook, Instagram e siccome è un po’ un tutto fare, ti ha fatto e gestisce anche il sito web. Perfetto. Dalla profonda analisi è venuto fuori che il tuo pubblico, inteso come clienti attuali, è presente su Facebook, come anche il nuovo target di clientela che vuoi raggiungere è presente e interagisce su Facebook. Dunque, a te Instagram, in onor del vero, non serve poi così tanto.
  4. Ora fai una panoramica della tua vita insieme a quella della tua azienda. Parti dalle origini, a fotogrammi, arriva fino al presente. Perdona il gioco di parole: “Qual è la caratteristica principale che ti ha caratterizzato? Qual è il tuo know-how?”
  5. La sfumatura nel trovare la risposta a questa domanda rispetto alla precedente è fondamentale. Non è detto che le persone ti riconoscano per la stessa cosa che secondo te ha fatto di te e la tua azienda ciò che siete oggi. È la caratteristica o il piccolo insieme di elementi per i quali le persone sono contente di rivolgersi a te quando. Ad esempio, le aziende sono contente di rivolgersi a me perché sono estremamente oggettivo, carino nel dire le cose poco piacevoli e faccio un lavoro di analisi estremamente profondo.
  6. Perché mai uno come me dovrebbe chiederti della tua strategia aziendale? Sai è proprio da lì che parto. Con il termine strategia non intendo se hai un piano all’incirca da seguire per fare le cose, sicuro le cose stanno andando bene quindi, va bene così. No. Intendo se hai una strategia che deriva dal tuo obiettivo più alto e che solo da essa potrai appunto comprendere se la presenza nel digital è necessaria, in che forma e in che misura.
  7. Ribadisco l’importanza dell’analisi dei competitor non per copiare, analizzare per fare il nostro e meglio. I competitor sono quelli che competono al tuo stesso “livello”. Spesso siamo portati a guardare competitor che non sono tali, ad esempio, hai una boutique del panino, aperto solo a pranzo. A qualche km da te c’è McDonald e lo indichi come competitor, beh non lo è affatto. Non siete mica in competizione per la stessa tipologia di clientela.

In sostanza, è importante sapere “se, come e dove” devi essere presente e tutto dipende dalla tua strategia. Il bello è proprio questo, non ci sono regole che devi seguire a tutti i costi, gli influencer, le mode etc, bensì, c’è la consapevolezza di come si prendono le decisioni e intraprendono le azioni.

Viral marketing

La pubblicità più efficace: prodotto/servizio sponsorizzato da chi non viene pagato per dire quanto sta dicendo in quanto estremamente soddisfatto. Un tempo veniva chiamato passaparola.

Il passaparola, era una tecnica inizialmente usata in campo militare, non è altro che la velocissima trasmissione a voce bassa di un ordine da un capo all’altro di una fila di soldati. È curioso, in quanto risaputo che le attrezzature militari, piuttosto che i metodi, sono studiati per essere super efficaci e guarda un po’, il passaparola è una delle armi più efficaci anche per la pubblicità.

Certo, si è dovuto rinnovare un po’, si è strutturato per il ventunesimo secolo, ha lavorato sodo sul suo brand ed ora si chiama viral marketing. Si è tolto gli occhiali da bravo ragazzo, si è strappato di dosso la camicia ed è diventato un super passaparola perché ha acquisito la caratteristica fondamentale: è misurabile.

Il viral marketing è una strategia di marketing basata appunto sulla condivisione contagiosa fra le persone di un contenuto, per essere considerato tale deve rispettare una curva esponenziale di crescita (ovvio) di condivisione. Arriva a me, lo condivido con 10 perone, le 10 persone lo condividono ognuna con altre 10 persone e così via. Un passaparola potenziato.

Quindi, una volta stabilito l’obiettivo e il tuo target (il tuo pubblico), come se stessi nel caccia con Maverick in fase di bersaglio agganciato, premi fuoco. Da li si aprono le danze, le KPI (key performance indicators) misurazioni quantitative e qualitative delle metriche scelte, ce ne sono davvero per ogni cosa. Esempio banale, il numero di persone raggiunto, quante di queste hanno visualizzato e cosa, quante di queste ultime hanno acquistato, se l’obiettivo fosse stato la vendita.

Ultimo ma non meno importante, purché una campagna di viral marketing sia, appunto, virale, una delle strategie più usate è come lo chiamo io, il camuffamento. Banalizzandola un pochino, ti faccio vedere una cosa che catturi la tua completa attenzione, ci collego il prodotto che voglio venderti e il gioco si direbbe fatto.

Il tempo

Fra le tematiche più proverbiali. Il tempo. Studiato, osservato, raccontato fin dall’antichità. Ha fatto vincere premi Nobel, su di esso ci si basano formule, algoritmi, la fisica, la lista potrebbe essere davvero lunga. Un bel tema insomma.

Possiamo dire anche però, che molto spesso è sottovalutato, dato per scontato, e alla fine, inesorabile, ci presenta sempre il conto.

Si può considerare comunque molto magnanimo poiché il prezzo riportato sulla ricevuta lo fa sempre determinare a chi lo paga. Gentile. Per citare e parafrasando uno dei più illustri studiosi del tempo, Seneca, “nessuno ti ridarà i tuoi anni”, il tempo ha solo una regola, non torna indietro. Certo, almeno finché qualcuno, con la mitica DMC DeLorean, non saprà viaggiare nel tempo e nello spazio, ampliando e mettendo in pratica le intuizioni di Einstein.

Ecco perché di fondamentale importanza saperselo gestire, dosare, organizzare, onorare. Sì, onorare, non dandolo per scontato come se ne avessimo infinito a disposizione.

Quante volte hai sentito dire da persone “indaffarate”: “non mi basterebbero giornate di 36 ore”.

Quante volte hai pensato di dire con assoluta certezza e convinzione la stessa cosa?

Io, ahimè, tengo la pietra in mano, anche a me è capitato di pensarlo e asserirlo. È comprensibile, abbiamo 7 milioni di cose da fare tutto il giorno tutti i giorni, è quasi scontato finire in una trappola così; sì perché in realtà, la dura, durissima verità è che non sappiamo gestirlo. Non vogliamo gestirlo, perché ci facciamo trascinare dalle mille cose che provengono dall’esterno e che sommandosi a quelle che ci servono realmente per andare avanti nella nostra vita, quelle che ci permettono di perseguire i nostri obiettivi seguendo i nostri intenti a lavoro e nel privato, fanno si che il tutto risulti impossibile. Soprattutto fa uscire frasi del genere di cui sopra dalle nostre bocche.

Io personalmente fuggo da professionisti che dichiarano di volere giornate più lunghe, penso che se non sono capaci di organizzarsi la vita, non posso sperare e augurarmi che siano di aiuto nel seguire e gestire i miei bisogni. Infine, con estrema onestà, non avremmo le energie necessarie per viverle queste auspicate giornate di 36 ore o più.

Come fanno i grandi?

Questa è la domanda. Se sono diventati grandi, avranno avuto anche un metodo di gestione del proprio tempo che è stato loro molto utile, permettendo di arrivare a scalare le vette più alte. Magari anche inconsapevolmente.

Comunque, piano piano, e, alla continua ricerca di un metodo sempre più perfetto, posso inserire i principali punti che ti aiuteranno a non desiderare più giornate di 77 ore:

  • Focus quasi perenne sulle cose davvero importanti;
  • Saper delegare, devi saper delegare davvero;
  • Aiutati con uno strumento.

E COSA C’ENTRA TUTTO CIO’ CON IL  DIGITAL MARKETING?

Perché sai, tutto è marketing!

Scherzi a parte, il nesso è logico, strategia e piano tattico saranno efficaci se la pianificazione temporaledelle attività è studiata con cura e nei minimi particolari, cercando di dare più motivazioni possibili al collocamento temporale delle singole azioni nella tua timetable. Definire i tempi, andando a ritroso, per le azioni fondamentali e sistematiche che tengono in piedi la tua impresa. Arrivare fino ad avere temporizzate azioni, nuove, da mettere in pratica, che saranno volte alla sperimentazione e alla crescita, come ad esempio, campagne pubblicitarie, implementazione di un nuovo sistema informatico, formazione specifica per un reparto.