A cosa serve il marketing?
Non serve a vendere neve agli eschimesi.
Inoltre, gli “eschimesi” là fuori ormai hanno fatto il callo con molti metodi da piazzisti: l’aria sta cambiando e deve cambiare.
Non è più il momento di contrapporre profitti alle esigenze del cliente che ormai è esasperato da “tecniche di marketing” dozzinali, metodi da psicologia d’accatto e bisogni indotti.
Se tutti sappiamo e diamo per scontato che il livello di attenzione oggi è più basso che mai, cerchiamo di dare per scontata un’altra cosa palese: chi tratta male i propri clienti non è più considerato “un grande”.
Le responsabilità del marketing
Perché parliamo di responsabilità?
Perché la nostra è l’arte della convinzione. In altre parole: dobbiamo persuadere le persone della bontà della nostra offerta per portarle a un passo dall’acquisto.
A questo punto avrete forse compreso perché parliamo di responsabilità: perché la situazione cambia notevolmente se dobbiamo persuadere il pubblico della validità di un prodotto di qualità, oppure se dobbiamo invece stimolarlo all’acquisto di un articolo di bassa qualità che non soddisfa effettivamente le sue necessità.
Il marketing che ci serve
Il marketing che ci serve è un altro.
Philip Kotler in molto libri (e anche nell’ultimo “Il nuovo marketing imprenditoriale”) racconta di un altro tipo di marketing.
Chiamatelo se volete rigenerativo, di comunità, o imprenditoriale, poco importa la buzzword con cui vogliamo etichettarlo; l’importante invece è che parliamo di un marketing che risponda alle esigenze vere della propria comunità. In altre parole, un marketing che non solo smetta di essere prodotto-centrico per essere cliente-centrico (è una delle lezioni essenziali di Kotler), ma che faccia un passo in più: il nostro marketing può diventare uno strumento al servizio delle esigenze più virtuose della nostra società.
Come?
Aiutando le aziende a sviluppare prodotti e servizi utili e virtuosi. C’è un disperato bisogno di nuove invenzioni che ci aiutino a salvare il mondo e a migliorare le economie e il benessere dei territori; nostra è quindi anche la responsabilità di saper convincere milioni di persone a spendere i propri soldi in investimenti più proficui per tutti: pannelli solari e coppette mestruali riutilizzabili, attività di prossimità nei nostri quartieri e artigianato locale (e l’elenco potrebbe continuare ancora per molto).
SPOILER: il marketing si può anche fare bene
Forse non vi roviniamo il finale dell’ultima serie Netflix che vi ha fatto scattare la FOMO se vi riveliamo una cosa semplicissima: il marketing si può anche fare bene.
Ma perché una dichiarazione di questo genere solitamente ingenera perlomeno un certo stupore?
Perché se anche voi che siete arrivati a leggere fin qui pensate è che il marketing viene fatto da persone che hanno poca cura del proprio cliente, tanto che queste non vi dedicano più di 10 minuti dopo che hanno incassato il bonifico (e poi vi fanno tutti i contenuti sui social con lo stampino)… bè, la realtà non è molto più sfumata.
Anzi, spesso va proprio così.
Eppure è allo stesso tempo vero che il marketing può (e dovrebbe!) essere fatto bene.
Ma questo si verifica soltanto quando chi lo porta avanti è cosciente di muovere una grande macchina di persuasione in grado di produrre e macinare: siti internet, ads, post su Instagram, articoli di blog, company profile, articoli di giornale, brochure prodotto per i commerciali dell’azienda.
Chi non ha contezza e responsabilità di come e cosa si dovrebbe fare col marketing si limita invece spesso a vendervi piani ads affrettati e gestioni content abborracciate.
Cosa dovete chiedere alla vostra agenzia di marketing
Cosa, allora, non può prescindere in un marketing fatto bene?
Proviamo a fare una sintesi delle fasi che portano alla messa a terra del marketing mix:
1. Fase preliminare
Il cliente e agenzia di marketing si incontrano e nei primi brief l’agenzia interrogherà il cliente per capire storia dell’azienda, target, mercato, obiettivi, budget.
È un momento importantissimo: il marketer non è magari né il vostro prete né il vostro psicologo, ma vi dovete fidare e dovete sentire di poter lavorare assieme. Da un lato il marketer non deve tirarsi indietro nel farvi domande sullo stato della vostra azienda (niente di buono verrà mai fuori a partire da dati incompleti o falsati), dall’altro il cliente deve sentirsi a proprio agio.
2. Approvazione della strategia
Una volta avuti dal cliente tutti i dati che possono servire, l’agenzia di marketing inizia a lavorare su una proposta di strategia. È il dietro le quinte poco appariscente (non troverete molti reel di instagrammer e video di tiktoker su questa parte) ma che NON può essere sbagliata: si inizia studiando i KPI a disposizione, si fanno tutte le analisi di mercato e competitor possibili e finalmente lo stratega può redigere un documento strategico da sottoporre al cliente.
3. Dalla strategia all’operatività
Il documento strategico presentato al cliente ha una doppia funzione. La prima è descrivere la situazione “as is”, cioè come è adesso: questo per confermare a entrambe le parti che la storia del cliente e le sue necessità sono ben chiare. La seconda è saper delineare il futuro che il cliente si aspetta. Come? Chiarendo prima forze e debolezze (fatevelo fare con una SWOT Analysis o con qualche altro sistema ma fatevelo fare) e poi esplicitando gli obiettivi.
E qui finisce la parte di strategia e inizia il cosiddetto marketing tattico (o operativo).
Nello stesso documento, dovrete trovare anche come verrà implementata la strategia di cui sopra: ma attraverso quali canali? Vi basterà un sito ben fatto e un paio di social? Meglio aggiungere oltre alla gestione social delle newsletter o dell’advertising (su LinkedIn? Google? Meta o TikTok?).
E avete considerato anche l’offline (grafiche per flyer, pubblicazioni sui giornali cartacei)?
I canali del marketing mix sono tanti e non c’è una soluzione unica piglia-tutto, vincente per tutte le aziende.
Diffidate allora di chi anticipa molto i tempi e vi prospetta già un pacchetto marketing compreso di strategia + piano tattico con tanto di budget già al primo o secondo incontro con voi. Quel marketer aveva la presentazione giù pronta in una cartella del computer: ha solo fatto una copia e messo il vostro nome al posto di quello del cliente precedente.
Chiedete di più
Oggi più che mai il cliente merita di essere trattato con rispetto. Il primo lavoro di chiunque si occupi seriamente di marketing è un lavoro sulla verità e non va mai dimenticato, da entrambi i lati.
Per questo, qualche riga più in su, abbiamo voluto rimarcare come sia importante l’incontro tra Cliente e Agenzia di marketing: ci si deve annusare, conoscere, capire e fidarsi.
Che bel mondo sarebbe vedere clienti che girano senza coltello in bocca ma felici di avere degli strumenti che velocizzano e migliorano l’incontro con le soluzioni alle loro reali esigenze!
Buon marketing