Come scegliere il proprio uomo di marketing
Tentare non è uno spreco. Ogni tentativo, qualunque esso sia, porta ad un risultato. Quest’ultimo quando analizzato sarà preparatorio.
Porterà conoscenza.
Il sapere, ovvero convertire l’ignoto, assegna perfezione alle azioni che vengono messe in pratica perché frutto di ragionamenti completi.
Quando ci affidiamo ad un professionista che intuisce soluzioni senza avere un quadro, ampio e in 4 o 15K (fra qualche anno per i nostri schermi), anche in questo caso, non stiamo sprecando né tempo, né denaro. L’esperienza sarà propedeutica a rintracciare un professionista che faccia più al caso nostro la volta successiva. Seppur positiva, un po’ di amaro in bocca lo lascia comunque.
Se non si ha voglia di vivere relazioni simili, sbatterci qualche dente, c’è un modo per evitare tutto ciò con largo anticipo?
Ni, e ti spiego il perché secondo me.
Magari serve proprio per poter apprezzare la professionalità del consulente successivo. Come anticipato, l’esperienza erudisce. Pertanto, serve.
In una seconda ipotesi, dove non occorre passare il test, si può evitare solo osservando l’interlocutore.
Il professionista deve, ripeto, deve fare domande. Domande che seguono un fil rouge, altrimenti, quando distanti tra loro, si accende il primo segnalatore lampeggiante.
Le domande sono mirate e vogliono argomentare le risposte date ai quesiti precedenti fino ad esaurire il tema discusso. Di temi dà investigare ce ne sono parecchi per un’azienda. È ottimo che il professionista chieda di poter intervistare qualche altra figura aziendale quando le materie dà approfondire sono specialistiche. Nelle aziende è fondamentale che ognuno ricopra un ruolo ben delineato e, anche se il CEO ha il quadro generale dello stato dell’arte, spesso è utile fare due chiacchiere con gli addetti ai reparti.
Secondo segnalatore lampeggiante.
Il consulente di marketing, sentendo il profumo di accettazione da parte dell’imprenditore, giusto per calzare un po’ la mano e per assicurarsi il lavoro, che fa?
Apre il book dei ricordi. Fantastico.
Giusto per avvalorare il suo essere, i lavori ideati e creati per altri, li mostra senza remore. In primo luogo, non sono i suoi. Sì, lui li ha creati, li ha materializzati, ma lo ha fatto per qualcun altro e di fatto, sono ad esclusiva lettura e scrittura del destinatario. Correnti di pensiero si scontrano su questo punto. Chi asserisce: “Non c’è nulla di male”, piuttosto che, “condividere per migliorare”, potrei essere anche d’accordo ma… So soltanto che mostrare il lavoro svolto non è sinonimo di intelligenza, bravura e professionalità. Non serve e non è etico mostrare situazioni altrui. Dentro il documento prodotto vengono riportati vita morte e miracoli dell’azienda per cui sto lavorando. Al di là di principi moralistici.
Quand’è che si mostra qualcosa di tangibile il cui obiettivo è avvalorare il proprio soliloquio?
Lascio a te la risposta.
Il bravo consulente, durante il colloquio, attiva un po’ della sua arguzia, elargisce piccoli spunti che rimangono in superficie – si limita solo a quelli – e l’imprenditore intuisce che quest’ultimo è sul pezzo quanto basta.
Terzo segnalatore lampeggiante.
Le tempistiche di svolgimento, quando molto brevi equivalgono a fretta. Fretta di emettere fattura, di completare il lavoro per saltellare verso il lavoro successivo, o qualsiasi altro tipo molla che porta il consulente ad avere fretta non è buona per il nostro amico imprenditore. La fretta porta alla pressione, elemento che spesso viene sottovalutato. Considerato che diventare un albero di natale canoro non è tra gli obiettivi primari del titolare d’azienda, non appena il nostro caro consulente accenna a tempistiche poco consone del tipo, “tranquillo completerò il lavoro per domani” o ancora peggio “per ieri” perché di certo anche il nostro amico titolare ha i suoi difetti ed è abituato a chiedere le cose per il giorno prima, beh non si può fare. È di fondamentale importanza che il consulente abbia il giusto tempo da dedicare all’azienda per la quale si sta prefiggendo di voler lavorare. Non esistono scorciatoie o autostrade. Esiste il processo che, ahimè, non può subire tagli.
In definitiva.
Ho evidenziato tre possibili comportamenti che dovrebbero tenere in guardia l’imprenditore. Naturalmente ce n’è uno per ogni sfaccettatura caratteriale, temporale e circostanziale della persona in questione e non basterebbe il tempo di sette vite per giungere a conclusioni corrette.
In fin dei conti, diciamocelo, fra due persone deve scattare la scintilla, siamo e rimaniamo esseri umani. La nostra pelle detiene buona parte della sfera di comando.